Staminali, è braccio di ferro tra il ministero e Vannoni. Tutta colpa della rivista “Nature”

3 Lug 2013 16:47 - di Romana Fabiani

Stop ai motori, il governo fermi la “truffa” della sperimentazione delle cellule staminali targata Davide Vannoni, il presidente della Stamima Foundation, per il quale è previsto un finanziamento di 3 milioni di euro. All’indomani della pubblicazione dell’articolo della prestigiosa rivista scientifica Nature, che descrivono il metodo Stamina come il risultato di un plagio, alcuni fra i massimi esperti italiani di staminali chiedono al ministero della Salute di bloccarne la sperimentazione. L’accusa di Nature va oltre il plagio, sconfinando in quella che sembrerebbe una frode scientifica. La “prova” risiederebbe in due immagini pubblicate nel 2003 e nel 2006 dal gruppo russo-ucraino dell’università Kharkov e riprodotte, identiche, nella domanda presentata da Stamina all’Ufficio brevetti degli Stati Uniti. In entrambi i casi le immagini sono state utilizzate come «dimostrazione» della possibilità, non ancora riconosciuta dalla scienza ufficiale, di trasformare in cellule nervose le cellule immature del modello osseo (mesenchimali), note per generare ossa, pelle e cartilagine. Vannoni nega di aver falsato i risultati ma non di aver collaborato con i russi e di aver ottenuto le cellule, riprodotte nelle immagini, con un procedimento diverso. Di fronte alla campagna stampa internazionale e alla spaccatura della comunità scientifica italiana, il ministro Beatrice Lorenzin parla di «luci e ombre», ammette la gravità dell’accusa di plagio e chiede a Stamina di consegnare i “segreti” del suo metodo che è già in uso sperimentale a Brescia. «A questo punto Vannoni ha una strada, che è quella tracciata dal Parlamento: consegnare il protocollo senza fare trattative». Lo spsicologo e inventore del metodo “rivoluzionario”, dal suo canto, non si sottrae al braccio di ferro, anzi sembra dettare le condizioni: «Se il ministero non vuole dare seguito a quanto deciso dalle Camere dovrà fornire a Stamina garanzie maggiori di obiettività della sperimentazione», scrive su  Facebook Davide Vannoni, accusando la rivista Nature di voler screditare l’Italia facendo  politica di basso livello”con argomentazioni «che sfiorano il patetico». E “pretende” una comunicazione immediata del ministero per «non farci perdere più tempo, in funzione delle centinaia di persone che a Brescia attendono di essere trattate con la nostra metodica». Ma il partito del no è intenzionato ad andare avanti perché Palazzo Chigi prenda «immediatamente le distanze da una pratica che, invece di essere sperimentata a spese dei contribuenti, dovrebbe essere  perseguita legalmente e bandita immediatamente da tutti gli ospedali pubblici del Servizio Sanitario Nazionale». È il parere di Paolo Bianco, della Sapienza, che critica «gli gli amichevoli negoziati» tra Vannoni e il  Ministero» e mette in dubbio la stessa esistenza di un metodo sperimentabile vista la segretezza da cui è avvolto. Che si studi il prodotto prima di utilizzarlo al buio – è il parere del farmacologo Silvio Garattini – «si analizzino le sue caratteristiche in laboratorio prima di sperimentarlo nell’uomo». Più soft il giudizio del presidente dell’Agenzia italiana del farmaco, Sergio Pecorelli, «si lasci lavorare la commissione».

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