Adesso è Casini che prova a “cannibalizzare” Monti. L’illusione centrista si spegne miseramente
Ve lo ricordate quando nell’imminenza delle elezioni politiche Mario Monti si mise di buzzo buono a cannibalizzare Casini e a distruggere Fini? Quello che doveva essere un Grande centro si ritrovò a contare morti e feriti. In vista del progetto del Professore, il leader dell’Udc distrusse il suo partito ed il presidente della Camera abrogò Fli portando in dote, si fa per dire, a Scelta civica, la miseria di 158 mila voti. Adesso la storia si ripete, ma all’incontrario. Fini è totalmente fuorigioco, mentre Casini cerca faticosamente di risalire la china. Nell’unico modo possibile: cercando, a sua volta, di cannibalizzare quel che resta di Monti e della sua non folta schiera di sedicenti riformatori, un bel po’ velleitari, schizzinosi quanto basta e rappresentativi soltanto di se stessi e dei loro famigli.
In questi giorni di calura, appesi ad una sentenza che potrebbe cambiare i destini di un uomo, di un partito, di un governo e del Paese, dobbiamo pure occuparci delle paturnie che affliggono il partitino di Monti, uomo scostante quant’altri mai e politicamente superbo al punto di aver imposto la donazione di sangue coatta ai suoi “alleati” che, ciechi com’erano, se lo sono fatto prelevare allegramente. La sua Scelta civica è di fatto implosa. Divisa in sette correnti non sa con chi stare. O meglio, ognuna delle componenti vorrebbe andare da qualche parte, ma i conti sono difficili a farsi. Sbagliare una mossa potrebbe rivelarsi esiziale per le fortune future di ciascuno.
Montezemoliani, montiani, transfughi del Pdl, cattolici di Sant’Egidio, centristi, eccetera stanno riposizionandosi. Il Professore è su tutte le furie perché vede Casini attivissimo, sia pure in maniera felpata, servirlo come è stato servito lui, alla stessa maniera, insomma: vuole cannibalizzare Scelta Civica. E, per farlo, si prepara alla kermesse di settembre che non sarà propriamente una manifestazione dell’Udc, ma qualcosa di più: il tentativo di traghettare gli scontenti montiani verso i lidi del Ppe italiano dal quale dovrebbe nascere un’altra formazione, guidata sempre da Casini, che potrebbe allearsi perfino con il rinnovato centrodestra (Cassazione permettendo).
Monti ha fiutato il trabocchetto tanto che l’altro giorno ha rimproverato il coordinatore del suo movimento, Olivero per aver partecipato ad un convegno promosso dall’Udc dove, peraltro, Casini ostentatamente non ha neppure preso la parola.
Cannibalizzare, dunque, è la parola d’ordine. Prima è riuscito a Monti ora ci prova chi ne è stato vittima. Ma per fare che cosa? Già, il partitino, dicevamo, è lacerato. Buona parte aderirà in Europa all’Alde, cioè a dire al raggruppamento dei liberaldemocratici; il resto al Ppe. E non è detto che i primi non si avvicinino a Renzi, come sembra stia già facendo il montezemoliano Andrea Romano redarguito per la sua disinvolta autonomia proprio da Monti nel corso della riunione dei gruppi parlamentari. Per di più Casini non è il dominus incontrastato di ciò che rimane dell’Udc (7 deputati su quarantasette e 3 senatori su venti): gli viene imputata la svendita del partito a Monti, mentre lui ne è uscito bene accasandosi alla presidenza della Commissione Esteri del Senato. I dissidenti (per di più non ricandidati per espresso volere di Monti che pose il veto su nomi altisonanti) si riconoscono nel segretario Cesa al quale il leader vorrebbe sottrarre i poteri che ha: una guerricciola un po’ miserella, insomma.
Ecco, questo è il quadro. Lo abbiamo rappresentato non perché Scelta civica e Monti rappresentino qualcosa, ma soltanto per il fatto che essendo parte del governo potrebbero avere un qualche ruolo sia che la decomposizione vada avanti che la cannibalizzazione riesca. Una storia non edificante, comunque. Che almeno serva da lezione a chi immagina un Centro senza il Centro. L’illusione è tramontata da tempo.