Ed ora, povera sinistra, senza Berlusconi dove vai? Passata l’euforia, emerge la paura dell’assenza del nemico

6 Ago 2013 14:03 - di Gennaro Malgieri

Ho provato ad immaginare, in questi giorni, che cosa ne sarà della sinistra privata del nemico per eccellenza, senza Berlusconi cioè. Con il Cavaliere fuori gioco (ma lo sarà davvero?) i “duri e puri” che non l’hanno piegato in vent’anni si troveranno alle prese con un ben singolare destino: reinventarsi non sapendo come. L’antiberlusconismo militante che hanno coltivato con maniacale ostinazione fin dalla discesa in campo con conseguente disfatta della “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto è stato il solo riferimento politico, programmatico, ideale che in qualche modo l’ha tenuta in vita non evitandole lacerazioni interne, diaspore, repentini cambi di leadership, di nomi e ragioni sociali. Una sinistra da buttare, odiante come soltanto i suoi giornali hanno saputo essere; giornali che invece di registrare cosa faceva le hanno costantemente dato la linea, come si si dice, muovendola all’assalto del Caimano e dei suoi alleati secondo logiche pre-politiche o impolitiche tout court, finalizzate a difendere interessi altri – economici, finanziari, editoriali, bancari, sindacali –  che con le strategie che la sinistra avrebbe dovuto mettere in campo non c’entravano niente.

A leggere quegli stessi giornali dopo la sentenza, grondanti livore al punto da far pensare di non essere paghi della condanna e delle conseguenze che ne derivano, si ha quasi l’impressione – e mi rendo conto che può sembrare paradossale – che coloro i quali hanno avversato il Cavaliere con tutte le armi disponibili, abbiano adesso quasi paura di perdere l’antagonista per eccellenza e, dunque, di non trovare motivazioni altrettanto attraenti per provare a conquistare il consenso. Da certi articolo viene fuori una sorta di rimpianto, come se volessero dire: e adesso che cosa scriviamo, come galvanizziamo il nostro pubblico, quali campagne promuoveremo? Certo, veder sparire dall’orizzonte chi gli ha fornito, suo malgrado, materiale per riempire inutili pagine per circa vent’anni può essere traumatico. E del resto, bisogna capirle le “jene dattilografe”, come le chiamava D’Alema: quali brogliacci di intercettazioni potranno pubblicare, quali allusioni ammiccanti offriranno ai loro lettori, quali scoop pruriginosi alimenteranno i loro feuilletons farciti di domande senza risposte?

Poveretti, reinventarsi non sarà facile. Bei tempi quelli delle articolesse scritte con una mano, quasi in automatico, per mettere in bella copia ciò che misteriosamente veniva fuori dagli uffici giudiziari ad insaputa degli interessati e dell’interessato per eccellenza. Caleranno le vendite, probabilmente: non è un buon affare in un mercato già asfittico nel quale arrancano perfino i giornaloni di una volta a cui i soliti ben informati colleghi, pronti a fare le pulci a tutte le caste, chissà perché non dedicano neppure una riga in questi giorni bollenti, regalandoci magari qualche inchiesta su come e sul  perché si arrivati alla decozione di quelle che erano inattaccabili gazzette che, guarda caso, sull’antiberlusconismo hanno campato egregiamente e che adesso vivacchiano tra contratti di solidarietà, prepensionamenti, cassa integrazione ed aumento del prezzo del giornale contro il parere dei sindacati interni.

Sul versante più propriamente politico, immaginiamo la desolante e spettrale visione dei leader della sinistra balbettare nei talk show quando riprenderanno, davanti alle scarse platee a cui impartiranno probabilmente catechesi neo o post- marxiste, dossettismo riciclato, pauperismo inscatolato come yogurt scaduto: no, davvero non sarà un bel vedere.

Berlusconi mancherà più a Epifani e Vendola che ai berlusconiani. E c’è dà giurare che chi ritiene di aver colto una vittoria facile utilizzando armi che con la politica nulla hanno a che fare, rimpiangerà il momento di aver rinunciato a combattere l’odiato nemico a viso aperto e con la serietà del caso: altro che “giaguaro da smacchiare”…

Insomma la sinistra politica, intellettuale, giornalistica, radicalchic si sta fottendo dalla paura realizzando che è rimasta sola, che le hanno fatto lo sgarbo più doloroso sottraendole il nemico.

Ma poi, non per tranquillizzare nessuno da quella parte: il nemico sono proprio sicuri di  esserselo tolti di torno?

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