Il governo Letta sempre più simile a quello Monti. E sull’Imu rischia di fare la stessa fine

9 Ago 2013 13:59 - di Mario Landolfi

La sortita del ministro Saccomanni sulla mancata abolizione dell’Imu sulla prima casa, richiesta a gran voce dal Pdl, rischia di dar ragione a chi dice che il modo più sicuro per un politico di rovinarsi è quello di affidarsi ai tecnici (gli altri due sono le donne, il più piacevole, ed il gioco, il più dispendioso).

Ironie a parte, la questione è tutta politica. La coalizione di maggioranza è in evidente affanno con i “falchi” di destra e di sinistra che non vedono l’ora di seppellire il governo e, con esso, la sua rispettabile ma terribilmente grigia equidistanza dai partiti che pur lo sorreggono.

Ogni giorno che passa l’esecutivo Letta somiglia sempre di più a quello di Monti: stessa maggioranza, identico patronage quirinalizio, analogo approccio contabile ai problemi della crescita e più o meno simile colonna sonora di flebile plauso dalla stampa nostrana e dalle cancellerie internazionali. Nessuna meraviglia, quindi, se dovesse finire come quello precedente con Angelino Alfano ancora una volta nei panni del messo notificatore dell’avvenuto raggiungimento del capolinea da parte dell’autobus del governo. È una prospettiva tutt’altro che eventuale coi tempi che corrono.

Letta si è certamente reso conto dell’incombente pericolo e di come il niet del suo ministro dell’Economia all’abolizione dell’Imu sulla prima casa si stia rapidamente trasformando in un inatteso quanto enorme regalo al Pdl. In primo luogo perché gli consente di uscire dall’angolo in cui lo aveva ricacciato la sentenza della Cassazione e poi perché gli permette di tornare finalmente a parlare di una questione di largo impatto popolare diversa dal destino del suo leader. In pratica, è come se il “tecnico” Saccomanni avesse consegnato nelle mani di Berlusconi il più formidabile degli arieti con cui sfondare il muro di indifferenza dell’opinione pubblica. Uno strumento che in una probabile campagna elettorale emotivamente soggiogata dalla condizione di “prigioniero libero” (copyright Ferrara) del Cavaliere, potrebbe consentire al Pdl di fare agevolmente il pieno dei suoi consensi potenziali. Tanto più ora che Renzi si è buttato a sinistra e che il fatale abbraccio in cui lo ha avvinto Repubblica ha già finito per alienargli gran parte delle simpatie a suo tempo suscitate dal Rottamatore nel centrodestra.

Per il governo, insomma, è allarme rosso. Necessario ora per il politico Letta riprendere dalle mani dei tecnici il dossier dell’odioso e salato balzello introdotto da Monti, trovare (semmai prelevandoli dal capitolo delle vergognose pensioni di platino) i quattro miliardi necessari per la sua copertura e dire finalmente una parola chiara circa la sua abolizione sulla prima casa. Si tratta, del resto, di un obiettivo non troppo distante dalle sue dichiarazioni programmatiche e a chi intendesse ricondurlo alla logica del pallottoliere, non farebbe male a ricordare che un governo con aspirazioni di qualche durata deve almeno riuscire a temperare il necessario rigore con misure in grado di restituire respiro alle esauste economie domestiche. Va da sé che per un popolo di proprietari (circa l’80 per cento) come quello italiano, l’abolizione dell’Imu sulla prima casa è se non altro una bella notizia.

Come si vede, non è solo un problema di bilanci, di conti e di partita doppia. È soprattutto una questione politica, da affrontare politicamente. L’intendenza seguirà.

 

 

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