Il web non perdona: Caruso vuole una Piazzale Loreto per il Cav e scoppia il finimondo

8 Ago 2013 19:25 - di Fulvio Carro

La logica è sempre la stessa. Antifascismo uguale antiberlusconismo; Berlusconi è la fotocopia del Duce; stessa natura, stessa fine: Piazzale Loreto. Non è la prima volta che questo “ragionamento” viene fatto, basta fare un giro sul web, nelle pagine della sinistra, per trovare link e vignette con il nemico di Arcore disegnato a testa in giù. Stavolta, a rinfrescare il concetto è stato Francesco Caruso. Sì, proprio lui, l’ex parlamentare no-global di Rifondazione comunista, che si è dichiarato “sovversivo a tempo pieno”. Su Facebook (a scoprirlo è stato il blog Qelsi) ha scritto: «Attenzione! Tra dieci minuti scoppia la guerra civile. Per ora ci sono meno di 500 persone. Potremmo andare in massa a Palazzo Grazioli, appendere Silvio e una decina dei suoi sgherri a testa in giù (scegliete voi tra Gasparri, Brunetta, Bondi & C.)… così la finiamo con questi buffoni e passiamo alle cose serie». Parole che fotografano il personaggio Caruso, di cui si era persa memoria, e che riassumono – come ha scritto Riccardo Ghezzi nel blog – «perfettamente la filosofia della sinistra radicale». Forse è già troppo dedicargli spazio, visto che Caruso ormai era finito nel dimenticatoio dopo essersi distinto per aver pronunciato la frase «Tiziano Treu e Marco Biagi sono assassini», parlando della morte di due giovani a Mugnano e  Bolzano, perché «certe leggi hanno armato le mani dei padroni». Oppure per aver donato soldi – come riportano le cronache – a un terrorista condannato all’ergastolo per il dirottamento dell’Achille Lauro. Era da un po’ che dell’ex parlamentare di Rifondazione comunista si erano perse le tracce. E ha trovato il modo per mettersi in mostra con una furbata: parlare di Piazzale Loreto fa sempre notizia. Anche se è stata una delle pagine più brutte della storia europea. La risposta dei navigatori di Facebook è suonata come una sentenza: Caruso condannato. Non a una nuova Piazzale Loreto, ma a restare zitto. E a beccarsi parecchi vaffa nei commenti alla notizia.

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