Ingroia senza vergogna: «Amnistia sì, ma non per i reati fiscali». L’antiberlusconismo acceca l’ex-pm
Nessuno, nel Pdl, ha proposto l’amnistia, né, in base alle ultime dichiarazioni di Maurizio Lupi, intende farlo. Però, deve essersi detto Antonio Ingroia, «non si sa mai». E allora l’ex pm ha caricato il fucile e ha sparato all’impazzata, con l’evidente intenzione di fare fuoco di sbarramento. Però non si è accorto di avere abbondantemente varcato la soglia del ridicolo. Perché, quello che ha dettato alle agenzie, non ha senso, né logico né politico-giuridico. Dice infatti il capo-fondatore di Azione Civile: «Di un’amnistia ci sarebbe bisogno per rendere meno tragica la vita nelle carceri italiane, non certo per salvare Berlusconi». Così Ingroia argomenta (si fa per dire) il suo ragionamento: «Azione Civile è da sempre favorevole a un atto di clemenza del Parlamento, ma a patto che vengano esclusi i reati dei colletti bianchi, a cominciare da quelli per evasione fiscale, proprio quello per cui Berlusconi è stato condannato con sentenza definitiva». L’amnistia, continua Ingroia, «non può ridursi a un provvedimento ad personam, di leggi così ne abbiamo viste fin troppe in questi anni». «A queste condizioni – conclude Ingroia– non mi pare vi siano i presupposti per un’amnistia, per cui la soluzione migliore è sciogliere immediatamente le camere e andare a votare».
Fa tutto da solo l’ex-pm “disceso” in politica. Come si dice a Roma, se la canta e se la suona. Ma non è questo il punto, quanto piuttosto l’assurdità del suo discorso. Perché delle due l’una: o Ingroia è favorevole all’amnistia (e allora non ha senso fare distinzioni tra reati) o non è favorevole (ma, se lo dicesse, contravverrebbe a uno dei punti cardine del buonismo di sinistra). E allora, per salvare capra e cavoli, esclude arbitrariamente una categoria di reati. Forse che un evasore fiscale è più turpe o più pericoloso di un violentatore o di un trafficante di droga? Ha proprio perso, Antonio Ingroia, un’ottima occasione per tacere.