La Cancellieri chiede chiarimenti sulla gaffe del giudice Esposito. Brunetta e Schifani: «Infortunio grave»
Infuriano le polemiche politiche, ma arrivano anche le prime richieste di chiarimenti ufficiali. Quelle sollecitate dal ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, al Primo Presidente della Cassazione, Giorgio Santacroce: «Servono elementi informativi», è la sollecitazione del Viminale, a seguito dell’intervista rilasciata al “Mattino” dal Presidente della Sezione feriale Antonio Esposito dopo la conferma della condanna a Berlusconi arrivata dalla sezione di Cassazione da lui presieduta. La richiesta è finalizzata a conoscere nel dettaglio la vicenda, culminata con le parole del magistrato a commento della propria sentenza, con giudizi personali sul Cavaliere. Anche se al momento non è stata avviata alcuna azione sul piano disciplinare, il caso è ufficialmente esploso. Anche il Csm ha chiesto ufficialmente di aprire una pratica sull’intervista di Antonio Esposito,su iniziativa di tre consiglieri laici del Pdl, che sottolineano la “gravità” del comportamento del magistrato. «Di particolare gravità – sottolineano i consiglieri Filiberto Palumbo,Bartolomeo Romano e Nicolò Zanon – appaiono le affermazioni relative al principio del “non poteva non sapere”, la cui contestualizzazione in una intervista dedicata pressoché interamente al cosiddetto processo Mediaset esclude che possano intendersi come considerazioni di carattere generale e astratto». Ma anche il primo presidente della Cassazione, Santacroce, pur difendendo la sentenza, parla di “intervista inopportuna” del giudice Esposito. Di “infortunio gravissimo” parlano invece i capigruppo del Pdl alla Camera e al Senato, Renato Brunetta e Renato Schifani, infortunio che “conferma l’ineluttabilità di una riforma che ponga fine alla sfibrante contrapposizione tra giustizia e politica”. «Siamo meravigliati – scrivono in un comunicato congiunto Brunetta e Schifani – per l’intervista del dottor Antonio Esposito e stupiti per i contenuti della stessa. Nelle aule universitarie ci hanno insegnato che i giudici parlano solo con le sentenze, a maggior ragione avrebbe dovuto farlo chi ha presieduto la sezione della Cassazione che ha giudicato Silvio Berlusconi, da venti anni principale protagonista della politica e delle istituzioni. Si tratta – sottolineano i due capigruppo – di un infortunio, gravissimo, a conferma dell’ineluttabilità di una riforma che ponga fine alla sfibrante contrapposizione tra giustizia e politica, ridia tempi certi ai procedimenti civili e penali attuando davvero i principi del giusto processo sanciti dalla Costituzione». Perfino l’Anm critica come “inopportune” le parole del magistrato, anche se ritiene che l’intervista non debba avere effetti sulla sentenza.