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La “controrivoluzione” delle ragazze inglesi: prima i figli, poi il lavoro. Che diranno le femministe?

Società - di Antonella Ambrosioni - 28 Agosto 2013 alle 16:38

Molto sta cambiando nell’universo femminile. Le femministe d’annata rimangono spiazzate dallo “stile” Femen. Ma forse lo saranno di più dopo il “contrordine ragazze” che viene dalla “femministissima” Gran Bretagna. Prima i figli, poi il lavoro. Le ventenni britanniche hanno infatti rovesciato le priorità: l’ufficio può attendere. I bambini crescono meglio con la mamma a casa. La morale è (non era mai capitato nel dopoguerra) che le millennials – come vengono definite le ragazze nate tra il 1985 e il 1994 – lavorano meno delle donne nate dieci anni prima di loro. La “rivoluzione conservatrice” delle giovani inglesi è documentata da uno studio della London School of Economics. E pensare che le donne britanniche sono state la punta d’avanguardia nella lunga marcia che ha portato le donne a recuperare il gap lavorativo con gli uomini. All’epoca della Thatcher a Downing Street, la percentuale era  al 58%. Nel 2000 l’ occupazione femminile era arrivata al 71%, più di dieci punti percentuali sopra il resto d’ Europa. Ora solo il 68% delle ventenni inglesi ha un impiego, calcola la ricerca del professor Alan Manning. Queste cifre riflettono mutamenti culturali e sociali profondi.  «Le donne di questa età, a ragione o torto, pensano che il ruolo di una madre non possa essere sostituito da palliativi come una baby sitter, un asilo nido o un padre più presente in casa», sostiene il professore della Lse. Un tempo pensarla così era sinonimo di oscurantismo educativo, ora il 27% delle ventenni – secondo i dati del British Attitude Survey – è convinta che una madre che lavora faccia crescere peggio i figli. La voglia di maternità – di una sana maternità- che viene dalla Gb è un fenomeno che va svincolato dal dibattito ideologico. Sentirsi insostituibili come madri e sacrificare il lavoro per un po’ non è un peccato. Può insegnarci qualcosa questa retromarcia,  pur senza mettere in discussione le conquiste storiche del femminismo nazionale? Da noi il trend è opposto: i figli possono attendere ma il lavoro no: l’età media delle mamme, secondo i dati del ministero della salute, è salito a 32 anni e mezzo. E nelle cliniche di Milano – si legge su Repubblica – in teoria una delle aree più ricche di lavoro nel Paese, «le donne tra i 35 e i 44 anni fanno più figli (il 48,4%) delle 25-34enni (44,7%)». Non è un segnale positivo, soprattutto se si tratta di scelte sofferte. Ma va ricordato che la responsabilità non è solo della crisi economica, che è fenomeno recente. Più a fondo ha agito il bombardamento psicologico di certo femminismo che ha veicolato i suoi messaggi in maniera ultimativa ed elitaria – lavoro e famiglia sentiti come un aut aut- facendoli diventare cultura diffusa e dominante. Messaggi lacunosi che hanno lasciato ben poca possibilità sintesi nella sensibilità femminile. Con risultati poco brillanti su entrambi i fronti che sono sotto gli occhi di tutti.

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28 Agosto 2013 alle 16:38