La morte di Yara: gli investigatori scettici sulla lettera e le telefonate del misterioso Mario

8 Ago 2013 19:15 - di Redazione

È tornato a farsi vivo con una lettera di tre pagine indirizzata al cappellano dell’ospedale di Rho (Milano) e con una telefonata in portineria, sempre alla stessa struttura sanitaria, l’uomo che asserisce di essere coinvolto nel caso Yara. «Mi chiamo Mario, sono stato io», ha detto. Ora la polizia indaga attorno al misterioso individuo, probabilmente la stessa persona che, nei giorni scorsi, aveva scritto sul registro della chiesa: «Vi prego, informate la polizia di Bergamo: qui è passato l’omicida di Yara Gambirasio. Che Dio mi perdoni!». La scritta sul registro in chiesa risale a sabato scorso, mentre la lettera è stata recapitata martedì. Il giorno dopo, infine, è seguita la telefonata alla portineria dell’ospedale.
Martedì il cappellano dell’ospedale di Rho, don Antonio Citterio, sotto lo zerbino della porta di casa ha trovato la busta contenente la lettera. Tre fogli scritti a penna e firmati da un certo “Mario”, che non ha lasciato il cognome, tantomeno indizi utili al suo rintraccio. «Sono stato io a scrivere il messaggio sul libro delle preghiere in chiesa», avrebbe ammesso nella missiva. Il contenuto, nei dettagli, è top secret e al vaglio degli inquirenti. Alla lettera è seguita una telefonata alla portineria dell’ospedale: «Buongiorno, mi chiamo Mario, sono malato di cancro. Sono io l’autore del messaggio in chiesa su Yara. Volevo solo sapere se il cappellano ha ricevuto la mia lettera».
Probabilmente si tratta di un mitomane e gli inquirenti sono scettici, ma nessuna pista viene tralasciata nel caso Yara, dove allo stato continua a non esserci traccia di possibili colpevoli. «Di mitomani ne abbiamo già visti parecchi», ha detto l’avvocato Enrico Pelillo, il legale dei genitori di Yara Gambirasio, che attendono ancora giustizia per la sorte della loro figlia tredicenne, scomparsa il 26 novembre del 2010 a Brembate Sopra (Bergamo) e trovata uccisa esattamente tre mesi dopo in un campo di un paese vicino. Un’inchiesta condotta con grande dispiego di forze ma che per ora non ha condotto a nulla, ed è stata costellata da segnalazioni rivelatesi sbagliate se non provenienti da mitomani.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *