Le “larghe intese” sono in scadenza. Comincia la stagione delle “lunghe attese”
Sarà un agosto infuocato per il premier Letta e non solo a causa dell’anticiclone in salita dal Marocco. La condanna definitiva di Berlusconi ha slatentizzato a destra e a sinistra le pulsioni antigovernative e ora rischia di trasformare l’anomalia delle larghe intese in un pesante fardello di cui disfarsi al più presto. Dalle colonne del Corriere della Sera Guglielmo Epifani ha intimato a Berlusconi di sgombrare il campo, ricevendone in cambio l’accusa di voler sabotare il governo. Più che ad una dichiarazione di guerra, però, il tutto sembra rinviare ad un chiassoso rituale di corteggiamento. In realtà, i falchi del Pd e del Pdl vogliono la stessa cosa, cioè la caduta del governo ed il voto anticipato. Tra di loro è in corso il classico gioco del cerino. Resta solo da capire chi dei due si brucerà le dita.
Era fatale che la sentenza della Cassazione venisse brandita dai “duri” di entrambi gli schieramenti come una clava da far roteare sulle teste delle rispettive colombe e quindi dello stesso Letta. Sono loro ora a condurre il gioco e a presentare lo scioglimento delle Camere come un possibile vantaggio derivante da una stringente necessità.
La fibrillazione che agita il Pd – dove la vicenda del governo e quella del congresso si sovrappongono fino a confondersi – va letta anche come il tentativo di questo partito di riprendersi parte della propria sovranità, oggi compressa da Napolitano in nome dello stato d’eccezione. Qui nessuno ha dimenticato che già nel novembre 2011 l’attuale inquilino del Quirinale “graziò” politicamente il Cavaliere impedendo con il governo Monti quelle elezioni anticipate che neanche il peggior Bersani in versione Crozza sarebbe riuscito a perdere. Ecco perché la tentazione di approfittare del verdetto della Cassazione per cancellare il Grande Nemico rischia di farsi irresistibile. Ed è prevedibile che la direzione nazionale fissata per domani finisca, seppur sottotraccia, per dare sfogo anche a questi malumori.
Ragioni diverse ma più o meno stessa musica nel Pdl, prossimo a sublimare in Forza Italia. Qui i motori già girano al massimo. Le spiagge affollate costituiranno il primo test di una possibile campagna elettorale condotta sull’emotività, il cui leitmotiv sarà prevedibilmente la condizione di condannato di Berlusconi con i temi della giustizia a far da sfondo. In questa scelta estrema è implicita la delusione verso il Colle, ritenuto (immotivatamente) colpevole di omesso soccorso giudiziario nei confronti del Cavaliere. È evidente che in un simile clima c’è spazio assai ridotto per ragionamenti, prudenze e mediazioni. Certo, un canale diplomatico resterà attivo ma solo per concordare le regole del duello e non anche per evitarlo. Ed è proprio in questo stretto corridoio che potrebbe passare l’ipotesi di modifica del Porcellum elettorale, a questo punto necessaria per eliminare l’ultimo possibile ostacolo di Napolitano alla fine anticipata delle legislatura. Ma è una condizione che i due partiti non faticherebbero ad accettare anche perché il probabile ritorno al vecchio Mattarellum consentirebbe agli antichi rivali di salvare il bipolarismo dall’ingombrante e per molti versi inutile presenza grillina.
In definitiva, le larghe intese, pur in scadenza, hanno bisogno di un estremo sussulto per partorire una legge elettorale che consenta a Pd e al Pdl-Fi, una volta tornati rivali, di continuare ad occupare gattopardescamente la scena.