L’evasione Iva e Irap sottrae 55 miliardi di euro. L’allarme della Corte dei Conti
Un fiume in piena: con la sola evasione Iva di un anno, cioè 46 miliardi di euro, si potrebbe pagare più di un anno di debiti della Pubblica amministrazione o la cancellazione per oltre 10 volte dell’Imu sulla prima casa. E se si aggiungono altri 9 miliardi di Irap si arriva alla cifra mostruosa di 55 miliardi anno sottratti alle casse dello Stato. Il dato relativo al 2011 arriva dalla Relazione sulla gestione di Regioni, Province e Comuni effettuata dalla Corte dei Conti. In generale il quadro e’ in miglioramento: la gestione appare più accorta e la spesa in parte si riduce. Ma questo spesso a scapito dei cittadini per i quali si registra un continuo aumento della pressione fiscale a fronte di un continuo taglio dei trasferimenti statali. Ne fanno le spese voci importanti come quella dedicata agli investimenti che continua a calare. «Considerando il carico fiscale e contributivo sostenuto dalle imprese nelle diverse Regioni italiane – spiega la Corte – la sottrazione di base imponibile Iva, nel 2011, ammonterebbe a circa 250 miliardi, con una conseguente perdita annua di gettito dell’ordine di circa 46 miliardi (pari al 28% del gettito potenziale)». Analogamente, spiega la magistratura contabile, la sottrazione di base imponibile Irap ammonterebbe, nella media del triennio 2008-2010, a circa 227 miliardi l’anno, con conseguente perdita annua di gettito regionale dell’ordine di circa 9 miliardi. Una situazione quella dell’evasione delle due imposte che, secondo la Corte dei Conti, sarà difficile modificare. Infatti attualmente «le Regioni sono state escluse dal processo di governance ai fini della lotta all’evasione fiscale». Per le Regioni la Corte segnala meno trasferimenti dallo Stato e più imposizione fiscale locale. Ma i conti peggiorano. In particolare, si spiega, «a fronte di una spesa regionale corrispondente a circa il 22% della spesa delle Amministrazioni pubbliche, le Regioni sono state chiamate a concorrere al contenimento della spesa pubblica, nel quinquennio 2010-2014, per il 34% del complesso delle manovre correttive adottate per l’intero settore pubblico. I saldi del conto consolidato di cassa presentano un netto peggioramento. Sul piano finanziario, emerge come il ricorso ad aggravi di imposte a livello sia centrale che locale contrasti con il principio ispiratore del federalismo fiscale, che richiede l’invarianza della pressione fiscale complessiva sul cittadino. Cala la spesa sanitaria con l’incidenza sul Pil che viene contenuta al 7,1% (contro il 7,3% del 2010) e scende il personale soprattutto al Sud. Anche se resta alto il rapporto tra personale e cittadini.