«Maroni non è stato abbastanza chiaro contro il razzismo». E la Kyenge non va alla festa della Lega

1 Ago 2013 18:41 - di Redazione

Il ministro Cecile Kyenge ha deciso di declinare l’invito a partecipare alla festa della Lega. Il ministro conferma che «rimane aperta la sua disponibilità al dialogo ed al confronto, ammesso però che si creino le adeguate condizioni», è detto in una nota del portavoce. L’invito rivolto alla Kyenge era per la Festa della Lega Nord dell’Emilia Romagna prevista per la sera del 3 agosto a Milano Marittima. «Nei giorni scorsi – ricorda il portavoce – il ministro aveva chiesto al segretario nazionale della Lega Nord Roberto Maroni un suo intervento, chiaro e pubblico per stigmatizzare i molti, troppi attacchi rivolti contro di lei da esponenti di quel partito; non essendo pervenuto il suddetto intervento, la stessa ha deciso di declinare l’invito». Pronta la replica del governatore del Veneto Luca Zaia, che sarebbe stato l’interlocutore della Kyenge: «Se la montagna non va da Maometto, Maometto va alla montagna. Il ministro Kyenge non viene alla nostra festa? Vado io alla festa del Pd, sono disponibilissimo a confrontarmi con lei in quella sede sui temi dell’immigrazione e dell’integrazione»’.

Di certo nella Lega non si strappano i capelli, come dichiara esplicitamente Fabio Rainieri, che cita un precedente di un altro incontro pubblico: «Durante un dibattito con Attilo Fontana, primo cittadino di Varese e presidente di Anci Lombardia, alla festa del Pd a Cantù, il ministro ha detto testualmente: “Il fatto che la legge obblighi a far vedere il viso deve valere per tutte le donne, comprese anche le suore, perché non insistiamo su questo aspetto?”. Una frase – aggiunge il segretario nazionale della Lega Nord Emilia– senza senso che dimostra come il ministro non conosca la differenza tra burqa e velo. Durante quel dibattito (visibile sul sito di Telepadania) il ministro ha portato argomentazioni vane e vagheggianti dimostrando di non volere affrontare i problemi nel concreto. Smettiamola di farci prendere in giro».

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