Mubarak libero, il leader dei Fratelli musulmani arrestato: l’Egitto sta esplodendo
Hosni Mubarak verrà scarcerato: lo hanno deciso i giudici del Cairo. La guida suprema dei Fratelli musulmani, Mohammed Badie, è stato arrestato alle prime luci dell’alba di oggi. Ieri venticinque poliziotti egiziani erano stati assassinati dai jihadisti nel Sinai. L’Egitto è esploso. La cosiddetta “primavera araba” è finita come peggio non si poteva immaginare: in un massacro la cui ferocia ci lascia atterriti.
Ormai nelle mani dei militari che tentano di riportare un po’ d’ordine, ma a quanto pare senza riuscirci, il Paese sta vivendo la sua crisi più profonda dai tempi del colpo di stato dei giovani ufficiali guidati da Nasser. E perfino la crisi seguita all’assassinio di Sadat, nel 1981, sembra una cosuccia di poco conto rispetto agli eccidi, alla caccia all’uomo, alle proporzioni che la guerra civile sta assumendo in quella che fino a poco tempo fa era la nazione con la quale l’Occidente interloquiva meglio ed i rapporti nel mediterraneo la vedevano al centro di una attività ragguardevole nel cercare di mediare tra le fazioni opposte nella annosa guerra israelo-palestinese.
Chi aveva immaginato che con l’elezione di Morsi, vero capo della Fratellanza musulmana, improvvisamente “scopertosi” moderato, che non ha esitato a gettare la maschera dopo pochi mesi dall’insediamento, cominciasse a farsi strada la democrazia in Egitto è rimasto deluso. Come ci si poteva fidare, del resto, di estremisti conniventi con jihadisti e qaedisti nell’immaginare un nuovo Egitto depurato dal sistema di corruzione incarnato per trent’anni da Mubarak? Fratelli musulmani e salafiti non avevano mai nascosto il loro obiettivo di fondo: volevano uno Stato islamico e tal fine si sono battuti con successo facendo fuori la vecchia nomenklatura incarnata dal rais incarcerato e privato di tutti i suoi beni. Ma non avevano fatto i conti con l’altra metà del popolo egiziano che dell’islamismo, della sharia, del califfato mediterraneo (estremo, sanguinoso sogno della Fratellanza) non ne vuol sapere al punto che i maggiori intellettuali, pur invisi al regime precedente, non hanno esitato a schierarsi dalla parte del generale Abdel Fattah el-Sisi, nuovo uomo forte dell’Egitto e già sodale di Mubarak.
Difficile ipotizzare che cosa accadrà dopo il contestuale arresto del leader della Fratellanza e la scarcerazione di Mubarak. Le prime mosse del nuovo capo, Mahmud Ezzat, guida provvisoria della Confraternita, saranno nel segno della ripresa degli scontri e di un inasprimento delle violenze contro civili e militari. Ma non è da escludere che apertamente ai Fratelli musulmani si affiancheranno i qaedisti anche per fatto “personale”: pochi giorni fa è stato ucciso il fratello di Al Zawahiri, amico e successore di Bin Laden alla guida di Al Qaeda. Un’escalation terroristica non soltanto in Egitto, ma in tutto il Mediterraneo deve essere seriamente presa in considerazione.
Gli Stati Uniti hanno deciso nel frattempo di congelare gli aiuti finanziari all’Egitto. E’ difficile valutare l’impatto della misura: se i militari, per quanto finanziariamente potenti e dotati di armamenti di alto livello, dovessero sentirsi abbandonati, è probabile che parte della popolazione faccia marcia indietro ritrovandosi ad appoggiare, per quanto senza convinzione, i Fratelli musulmani.
Una cosa è certa: l’Egitto non sarà più quello che abbiamo conosciuto o che ci illudevamo di conoscere. Il rischio che diventi una terra di nessuno, come la Siria per fare un esempio, è concreto. Con tutte le conseguenze che si possono immaginare. Anche tra le relazioni euro-mediterranee.