Napolitano nomina quattro senatori a vita. Ed è bufera
Non si sentiva la mancanza, per la verità, dei quattro senatori a vita nuovi di zecca, nominati oggi dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Sono il maestro Claudio Abbado, la professoressa Elena Cattaneo, l’architetto Renzo Piano e il professor Carlo Rubbia, che non sono dei politici ma hanno dimostrato grandi meriti nel campo scientifico, artistico e sociale. Ma, con tutto il rispetto, «Presidente Napolitano, erano proprio necessari 4 nuovi senatori a vita con quello che costano 1000 parlamentari in carica e non c’è un euro?’». Su twitter Giorgia Meloni, presidente dei deputati di Fratelli d’Italia, non poteva sintetizzare meglio la sensibilità profonda di tantissimi italiani, che in un momento critico come questo fatica a seguire logori e costosi rituali istituzionali. Il senatore del Pdl Maurizio Bianconi commenta così le nuove nomine quirinalesche: «Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Restiamo in fervida attesa di un voto determinante nel quale i cinque senatori a vita, creati da re Giorgio, saranno determinanti per la sconfitta del centrodestra e di Berlusconi. Proprio di ben in meglio». La carica di senatore a vita «andrebbe abolita», è il giudizio ultimativo – anche questa un’opinione che in maniera bipatisan attraversa tanti italiani – del vicesegretario della Lega Nord, Matteo Salvini, che considera la nomina di quattro nuovi senatori una «presa per il culo per gli italiani che fanno sacrifici». Il tutto, naturalmente, espresso con il massimo rispetto per le qualità dei neo-senatori. «Dobbiamo tagliare, faticare e risparmiare, e Napolitano ha la bella idea di inventarsi altri 4 stipendi a vita… Che li paghi lui, questi nuovi senatori!», chiude Salvini. Ad applaudire, naturalmente, solo esponenti del Pd. «Come diceva Andreotti delle volte a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca», chiosa Rocco Girlanda coordinatore del PdL umbro. «Lle nomine dei quattro “moschettieri” a vita, in questa fase, non saranno strumentali ad un Pd claudicante in Senato».