Napolitano (per ora…) non concede la grazia a Berlusconi e spinge il governo ad andare avanti
No alla grazia, ma un no che non entra nel merito e si limita alla forma: «In quanto ad attese alimentate nei miei confronti, va chiarito che nessuna domanda mi è stata indirizzata cui dovessi dare risposta», ha spiegato il presidente Giorgio Napolitano, che sottolinea come “negli ultimi anni, nel considerare sollecitazioni alla grazia si è sempre ritenuta essenziale la presentazione di una domanda”. Una formule che non chiude la porta ad eventuali “richieste” esplicite da accogliere in futuro, magari già dopo l’estate. Il tanto atteso segnale del Colle è arrivato, dunque, ma va letto con gli occhiali della diplomazia. Perché Napolitano ha a cuore, più di tutto, la sopravvivenza del governo: «Il governo prosegua, la crisi sarebbe fatale, no instabilità, serve un’azione di governo per il rilancio dell’economia», sono le parole del presidente della Repubblica che in una nota è intervenuto dopo giorni di polemiche relative alla sentenza della Cassazione sul processo Mediaset. «Di una sentenza definitiva non si può che prendere atto e applicarla – poi aggiunge Napolitano – al riguardo nessuna domanda mi è stata indirizzata». Dunque, il Quirinale lascia intendere che la strada della grazia non è chiusa: «Tocca al Presidente della Repubblica far corrispondere un esame obbiettivo e rigoroso per verificare se emergano valutazioni e sussistano condizioni che senza toccare la sostanza e la legittimità della sentenza, possono motivare un eventuale atto di clemenza individuale». Dopo aver escluso lo scioglimento anticipato delle Camere, sulla sentenza della Cassazione Napolitano dice che “è legittimo che si manifestino riserve e dissensi rispetto alle conclusioni cui è giunta la Corte di Cassazione ma non deve mai violarsi il limite del riconoscimento del principio della divisione dei poteri”. Poi tocca il tema della riforma della giustizia, per la quale “serve ‘una prospettiva di serenità e coesione, per poter affrontare problemi di fondo dello Stato e della società, compresi quelli di riforma della giustizia da tempo all’ordine del giorno”. La conclusione politica della nota è che “toccherà a Silvio Berlusconi e al suo partito decidere circa l’ulteriore svolgimento, nei modi che risulteranno legittimamente possibili, della funzione di guida finora a lui attribuita, preminente per tutti dovrà essere la considerazione della prospettiva di cui l’Italia ha bisogno”.