Né falchi né colombe, il Pdl reagisca come un partito
Ci mancava solo lo scontro frontale tra le varie “anime” nel Pdl per completare l’opera. Ma è possibile, si domandano tanti elettori di centrodestra, che in un momento così drammatico ci si accapigli tra falchi, colombe, pitoni e pitonesse senza venire a capo di nulla, offrendo uno spettacolo a dir poco sconcertante mentre sono in serio pericolo i destini del Pdl e quelli, inevitabilmente intrecciati, del Paese?
Il meno che si possa dire, con tutto il rammarico possibile, è che era prevedibile, se non inevitabile quanto sta succedendo. Tipico di tutti i partiti personali nei quali la ristretta nomenklatura tenta di condizionare le scelte del capo: è un assunto politologico che, nella fattispecie, caratterizza il travaglio intorno a Berlusconi. Se il Pdl nel corso del tempo – come chi scrive ha sempre sostenuto – si fosse strutturato nelle forme di un partito vero, “classico”, dotandosi una classe dirigente diffusa, eletta e riconosciuta soprattutto a livello territoriale, dunque non cooptata, probabilmente lo spettacolo di questi giorni non sarebbe andato in scena. E ne avrebbero guadagnato tutti.
Si è visto mai di fronte ad una crisi dalle proporzioni di quella a cui stiamo assistendo che non vengano riuniti gli organi dirigenti, dai gruppi parlamentati alla direzione, all’assemblea nazionale e tutto venga risolto ( o si presuma di risolverlo) in concistori ristretti? Possibile che una riflessione ampia e collettiva sul da farsi e su ciò che avverrà quando matureranno le conseguenze della sentenza della Cassazione sia stata accuratamente evitata e si siano invece esibite sui giornali, nei talk show (fortunatamente scarsi in questa stagione), sul web e attraverso i social network tifoserie contrapposte che hanno dato l’immagine di un partito lacerato?
Cascano davvero le braccia. Mentre il Pdl è assediato ed il suo futuro è a dir poco incerto, privo di una leadership che sostenga una qualche ragione credibile in questo momento di confusione, tutto potevamo aspettarci tranne che i distinguo, le contumelie, gli insulti di coloro i quali dovrebbero essere i maggiori rappresentanti del partito. Una domanda, non provocatoria ma doverosa: da questa congrega di litigiosi dovrebbe rinascere Forza Italia?
L’elettorato cosiddetto “moderato” si attende maggiore senso di responsabilità ed un po’ più di compostezza. Leggere i giornali in questi giorni fa male. La fiera delle vanità che porta a stilare addirittura le pagelle dei buoni e dei cattivi è a dir poco disdicevole, mentre occorrerebbe il buon gusto (se non altro) di mettere da parte simpatie ed antipatie, rancori e risentimenti antichi e nuovi, e cercare di trovare un modus vivendi all’interno di un’autentica “casa delle libertà” finalizzato a produrre politica, ben al di là delle pur drammatiche vicende che ci tengono in apprensione in questo scorcio d’estate.
Affrontare, del resto, le conseguenze della possibile dichiarazione di decadenza di Berlusconi e la inevitabile crisi di governo dando luogo a baruffe tese soltanto a far emergere personalismi che non aiutano certo a superare un’emergenza assolutamente inedita, è il modo migliore per negare al centrodestra un futuro politico creando i presupposti per la sua decomposizione elettorale. E’ su questo che dovrebbero riflettere coloro i quali si beccano continuamente, mentre dovrebbero applicare tutte le energie di cui dispongono nel pensare a quale potrà essere l’avvenire dell’ elettorato e del movimento che lo rappresenta.