Intervista-choc della figlia di Riina: orgogliosa di portare il cognome di mio padre
Un’intervista-choc, destinata a creare nuove polemiche. Si dà voce a Lucia Riina, la figlia del boss mafioso Totò, conosciuto come la “belva umana” o con il soprannome “u curtu”. Ne esce fuori clamorosamente l’immagine di una famiglia normale, che prega ed è amorevole verso i figli. E le parole di pentimento o comunque di sofferenza per il male causato dal padre sono ridotte al lumicino.
“La famiglia è famiglia”, si dice spesso in Sicilia. Ma c’è un limite. Lucia dimostra, con le sue frasi, di essere figlia di un mondo che non vuole sparire, radicato com’è non solo nel crimine, nel malaffare e nella spietatezza ma anche in un concetto distorto di famiglia, dove l’essere normali è un limite. Lei, figlia di un assassino (aveva dodici anni quando il padre fu arrestato), ha costruito dentro di sé una falsa immagine del genitore. E ora nella sua prima intervista data alla tv svizzera Rts si limita a dirsi «dispiaciuta» per le vittime, ma addirittura «onorata» di portare il nome del padre. E lo giustifica così: «Immagino che qualsiasi figlio che ama i suoi genitori non cambia il cognome. Corrisponde alla mia identità».
Parlando della sua famiglia, la figlia del boss dice, dando l’immagine di un nucleo modesto e di buoni sentimenti: «Sono i miei genitori, siamo cattolici e devo dell’amore a mio padre e mia madre». E ricorda che a casa pregavano tutte le sere e che il momento più brutto della sua vita fu l’arresto del padre. «Nostra madre è stata estremamente importante, poiché non siamo potuti andare a scuola. È lei che ci ha insegnato a leggere e a scrivere», afferma.
Detto così, sembrerebbe la voce di una figlia. Ma oggi quella ex bambina ha ben 33 anni e dovrebbe capire fino in fondo cosa ha provocato il padre-belva, il male che ha causato, il sangue che ha fatto scorrere. A 33 anni non ci si può limitare a dirsi «dispiaciuta». Ma l’intervista non è casuale. Già due mesi fa, quando ha aperto un sito per vendere i suoi disegni, Lucia Riina ha raccontato di essere figlia ultimogenita di Salvatore Riina e Antonina Bagarella, «sorella più piccola di Maria Concetta, Giovanni e Giuseppe Salvatore, quindi anche nipote di Leoluca Bagarella». E ha scritto: «Di me, in realtà, molti conoscono soltanto le chiacchere e le polemiche… Ma io non sono qui per fare chiacchiere, proclami o polemiche, per me sterili, ma perché ho qualcosa di concreto da offrirvi. Fin da quando ero bambina ho sempre avuto la passione per il disegno, ricordo che mamma e papà cercavano sempre di procurarmi album e matite ovunque eravamo e dovunque stavamo. Io ero piccola e non capivo, però mi entusiasmava l’idea che ad ogni nuova residenza c’erano ad attendermi matite ed album nuovi, da riempire con pesciolini, lumachine, farfalline e tutto quello che la fantasia di una bambina di 6-7 anni poteva partorire». Forse sarebbe stato meglio un decoroso silenzio.