AAA Svendesi Italia: la razzìa prosegue nel silenzio della politica
Diventa “spagnola” Telecom. Un altro bel colpo all’economia, alla finanza, al prestigio italiano. Complimenti. Telefonica ha trovato l’accordo con Generali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo per arrivare dal 46 al 65% di Telco che controlla il 22,4% di Telecom. L’operazione prevede un’opzione a favore degli spagnoli per salire fino al 70%. Telefonica, inoltre, potrà acquistare il 100% di Telco a partire dal 1 gennaio 2014. In parole povere abbiamo ceduto alla Spagna il nostro maggiore gestore di telefonia.
Questa vera e propria dismissione che impoverisce ulteriormente il Paese, non è la prima né sarà l’ultima. Alitalia di fatto è sotto il controllo di Air France-Klm che sta decidendo se, quando e a quali condizioni aumentare la propria partecipazione al capitale di quella che fu (possiamo dire) la nostra orgogliosa compagnia di bandiera. Operazione non facile per i molti ostacoli che si sovrappongono, soprattutto di carattere politico e sindacale, al punto di far temere una sorta di abbandono da parte degli interessati e, dunque, di una nuova crisi che avrebbe conseguenze più devastanti di quelle che si registrarono alcuni anni fa.
Nel 2013 i marchi storici italiani ceduti agli stranieri ammontano al valore di oltre dieci miliardi di euro. Una dismissione che la dice lunga sullo stato di decozione del Paese e sulla sua incapacità a riualzarsi. Il settore agro-alimentare è quello che ha ceduto di più. L’ultimo marchio in ordine di tempo passato allo straniero è Pernigotti alienata dalla società Averna al gruppo turo Toksoz, maggiore produttore mondiale di noccioline. Un’accelerazione della fine del Made in Italy che ha già messo in mani straniere buona parte dell’industria del lusso, per non parlare delle delocalizzazioni selvagge in nazioni dove si produce a basso costo e si ritorna con manufatti costosissimi per gli italiani molti dei quali hanno di conseguenza perso il posto nelle aziende dove lavoravano.
A Pernigotti hanno tenuto compagnia in qust’anno disgraziatissimo, il Chianti Classico, venduto alla Gallo nero ai cinesi; il Riso Scotti il cui 25% è stato acquisito dalla multinazionale spagnola Ebro Foods. Negli anni passati la Star è finita al 75% nelle mani spagnole nrl gruppo Agrolimentare di Barcellona Gallina Bianca; la Parmalat è andata alla francese Lactalis; Gancia è stata acquisita al 70% dall’oligarca russo Rustam Tariko; la Fiorucci da Campofrio Food Holding; Eridania, società dello zucchero, ha ceduto il 49% al gruppo francese Cristalalco Sas; la Bertolli è stata venduta a Unilevere e poi acquisita dal gruppo spagnolo SOS; Orzo Bimbo è nella proprietà della farmaceutica Novartis; Galbani ha rinforzato sempre la Lactalis; la Carapelli è del gruppo spagnolo SOS dal 2006. Non sono più “italiane” la Olio Sasso, la Peroni, La Invernizzi, la Locatelli, la Stock, la San Pelligrino, l’Antica Gelateria del Corso, la Buitoni e la Perugina acquistate nel lontano 1988 dalla Nestlé.
Molte altre aziende “minori”, ma non meno importanti non figurano in questo elenco che è già drammaticamente molto eloquente.
Adesso Telecom. Quale sarà la prossima cessione? L’Italia tutto compreso, forse? La realtà supera la fantasia. Non disperiamo.