Campania, don Patriciello accusa: «Qui i politici venduti per un piatto di lenticchie…»

28 Set 2013 16:22 - di Redazione

«Qui i politici si sono venduti per un piatto di lenticchie». L’atto di accusa arriva dal parroco di Caivano, don Maurizio Patriciello, che ha incontrato il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, in occasione delle celebrazioni per le Quattro Giornate di Napoli, alla presenza anche del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Caldoro e Patriciello, in prima linea nelle battaglie contro gli sversamenti abusivi, hanno affrontato il tema delle bonifiche di quelle terre. «Non bastano le risorse ordinarie – ha detto Caldoro – Servono più fondi, risorse aggiuntive». «Non possiamo nasconderci solo dietro la camorra. Ci sono stati industriali che hanno sversato qui dal Nord e politici che si sono venduti per un piatto di lenticchie o una manciata di lupini salati in cambio dello scempio delle nostre terre». È l’atto di accusa preciso lanciato da don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, che da anni denuncia gli sversamenti abusivi nella cosiddetta Terra dei Fuochi. «I camorristi hanno detto molto chiaramente che loro nemmeno sapevano alla fine degli anni Ottanta che da questa immondizia industriale si poteva ricavare l’oro», ha evidenziato il sacerdote aggiungendo: «Abbiamo avuto anche industriali criminali che dal Nord hanno portati qui i loro rifiuti, camorristi che glielo hanno permesso e dobbiamo dire la verità: ci sono stati uomini, politici a cui abbiamo dato fiducia, che noi abbiamo eletto perché ci governassero che si sono venduti per un piatto di lenticchie o per una manciata di lupini salati per lo scempio di queste terre». La chiesa interviene decisamente dunque nell’emergenza rifiuti della Campania: «Chi attenta alla vita degli altri inquinando non può fare la comunione se non si converte e ripara al danno commesso», dice da parte sua il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, sempre a margine delle celebrazioni delle Quattro Giornate. «Bisogna dare una scossa – afferma – perché chi attenta alla vita degli altri non solo danneggia la società ma commette peccato contro Dio, un peccato grave. Don Patriciello – aggiunge il cardinale Sepe – è uno di quelli in prima linea rispetto alle situazioni camorristiche che inficiano la vita delle persone».

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