Dopo la “cacciata” di Berlusconi? Il governo non cade, il Pd soffre, l’Italia è allo sbando

18 Set 2013 10:35 - di Gennaro Malgieri

Neppure la nuova mazzata della Cassazione indurrà Berlusconi a staccare la spina al governo. E quando questa sera, dopo che la Giunta avrà bocciato la relazione Augello sulla illegittimità della decadenza del Cavaliere, ai suoi ministri che si recheranno da lui per rassegnare le loro dimissioni, dirà di proseguire nel mandato senza pensarci due volte. Ed attenderà che il Pd si decomponga nel sostenere un ruolo politico che non è il suo. E’ la sola “vendetta” che Berlusconi può attuare: costringere gli alleati-nemici alla più innaturale delle coabitazioni. Del resto non ha nulla da perdere. Lui il governo può farlo cadere come e quando vuole, ma su questioni concrete che la gente capirebbe, e non per un motivo personale per quanto drammatico. Dunque a Largo del Nazareno, come spiegavamo ieri, si trema.

La base del partito non ne può più, dicono, della convivenza sotto lo stesso tetto con il Condannato per eccellenza; lo vuole fuori dal Parlamento (e questo purtroppo avverrà, ma non subito); immagina elezioni anticipate (che non ci saranno) e si logorerà nell’attesa. Attesa lunga. Almeno fino alla primavera del 2015. Ostaggi di Berlusconi? Mettiamola pure così, a meno che non “rompa” per insofferenza e si prenda tutte le responsabilità della caduta di Letta. Anche quelle che gli addebiterebbe l’ineffabile Olli Rehn, l’uomo della Commissione europea più attivo nell’ingerirsi negli affari degli altri, disconoscendo perfino il più piccolo diritto alla sovranità degli Stati e dei popoli. Contro questo signore non si è levata neppure una flebile voce da parte degli esponenti del Pd per i quali va tutto bene se l’Unione dei burocrati così pesamentamente ci  viene a fare i conti a casa e ci dice pure quali sono i compiti del dopo scuola. Ma questo è un altro problema che una classe politica debole ed inadeguata non può pensare di affrontare peraltro nelle presenti circostaze. La libertà vigilata s’addice all’Italia così come la restrizione degli spazi di libertà che ci stanno stritolando: fine del segreto bancario, intercettazioni, anagrafe tributaria, vessazione fiscale e via elencando…

Ecco ci sarebbe da occuparsi di queste cose (e di molte altre), cioè di politica insomma, ma chi lo può fare? Il sistema è decotto. Appeso alla decadenza di un senatore da quasi due mesi non attende altro. E dopo, a cacciata avvenuta? Già, il Pd che spinge per la soluzione radicale non ha la più pallida idea di che cosa farne di questo Paese in preda all’infelicità, preoccupato per il suo destino, demotivato come un adeloscente, privato di qualsiasi certezza. E’ davvero tutta colpa di Berlusconi?

Nessuno, animato da un minimo di buona fede, può seriamente pensarlo. E nulla cambierà dopo che il Caimano sarà stato ristretto ai servizi sociali o ai domiciliari. Qualcosa in peggio nel sistema produttivo nazionale può darsi che si verificherà: a seguito dell’esborso della cifra monstre che Berlusconi è obbligato a trasferire nelle casse di De Benedetti, non ci meraviglieremmo se si avesse una contrazione dell’occupazione e della produttività nella casa editrice di Segrate e nel gruppo di cui fa parte. Come un’Ilva in piccolo, insomma.

Il problema, dunque, è davvero Berlusconi per il Pd? Se è così abbia il coraggio di dirlo. E di comportarsi di conseguenza. Ma non si attenda regali da lui. Letta è paradossalmente più saldo oggi di ieri. Renzi e compagni se ne facciano una ragione. Ed immaginino, se ne sono capaci, un futuro per l’Italia, al di là dell’infantile giochino delle primarie, delle regole congressuali, delle guerricciole tra le correnti. E’ roba inutile, non serve a niente. Anzi ha stufato più delle continue condanne che piovono su Berlusconi.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *