«Il metodo Vannoni non ha rilevanza scientifica». E il fondatore di Stamina annuncia ricorso al Tar
Il “metodo Stamina” di Davide Vannoni non avrebbe consistenza scientifica. È questo il parere redatto dal comitato scientifico del ministero della Salute. Il rapporto esprime valutazioni critiche rispetto alle basi del metodo messo a punto dal presidente della Stamina Foundation. Il dossier sarà vagliato dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Il parere del comitato non è comunque vincolante, ma è uno strumento di approfondimento scientifico che viene messo a disposizione del ministro della Salute. «Se così stanno le cose – ha commentatto Vannoni – Stamina farà ricorso al Tar in merito alla nomina di precise personalità, non imparziali, all’interno del comitato scientifico». Con questo metodo, ha quindi sostenuto Vannoni, «sono curate in questo momento a Brescia 40 persone, senza effetti collaterali e con risultato evidenti che mostreremo al Tar il prossimo 7 ottobre». Partendo da questi «dati reali dico che una bocciatura sulla carta vale poco rispetto a quello che è già in corso all’interno di un ospedale pubblico italiano». Ad ogni modo, ha tenuto a precisare, «aspetto di vedere le motivazioni del parere». Nel frattempo, «andiamo avanti con le terapie: abbiamo 150 persone in lista di attesa a Brescia». Quindi, ha sottolineato Vannoni, «se la strada per il metodo Stamina potra’ essere solo quelle delle cure compassionevoli, proseguiremo con questa via, che è in ogni caso quella più importante perché è in grado di assicurare una risposta immediata ai pazienti».
Contro il metodo di Davide Vannoni (nessuna laurea in medicina e fino al 2007 gestore di un call center), si è già schierata la comunità scientifica internazionale e la rivista britannica Nature, la più antica e autorevole rivista scientifica che nel luglio scorso ha pubblicato un articolo che stronca la ricerca. «Un metodo inefficace, copiato da una ricerca ucraina del 2003, che è stata già bocciata dalla comunità scientifica e dal ministero della Salute americano». Una ricerca, accusava Nature che gode di finanziamenti pubblici e portata avanti da «uno psicologo trasformato in imprenditore medico». Oggi l’ennesima bocciatura, stavolta del comitato scientifico del ministero della Salute italiano.