Il ministro Bray e Bruxelles bloccano Zingaretti: la discarica a Falcognana non s’ha da fare
Arrivano quasi in contemporanea da Montecitorio e dall’Europarlamento due secchi no al trasferimento della discarica di Roma nella zona della Falcognana, a due passi dal santuario del Divino Amore. La prima bocciatura è arrivata dal ministro per i Beni culturali, Massimo Bray, che ha risposto a un’interpellanza del presidente dei deputati del Pdl, Renato Brunetta: «L’area individuata per ospitare la nuova discarica di Roma, che rientra in un più vasto perimetro tra Laurentina e Ardeatina – ha risposto in aula il ministro – è dichiarata “di notevole interesse pubblico”, il che esclude «qualsiasi intervento modificativo in relazione alla discarica in essere, a meno che risulti legittimamente autorizzata precedentemente al 25 gennaio 2010». Secondo Luca Gramazio, «le parole del ministro Bray sono inequivocabili e rendono inutile qualsiasi tentativo di strumentalizzazione. Come ribadito dal ministro, l’area di Falcognana è sottoposta a vincoli che prevedono il divieto di realizzazione di nuove discariche. E ogni modifica andrebbe sottoposta alla prova di compatibilità paesaggistica. Dopo aver chiesto spiegazioni e chiarimenti in merito al presidente Zingaretti e all’assessore Civita, ascoltiamo finalmente dal titolare del Mibac la risposta che ci aspettavamo da tempo. La condotta tenuta fin qui dal presidente e dal suo assessore – osserva il Capogruppo Pdl alla Regione Lazio – è indifendibile da chiunque».
Nelle stesse ore un no è arrivato anche da Bruxelles. «Il commissario europeo all’ambiente Potočnik, rispondendo ad un’interrogazione che ho presentato ad agosto – dichiara il Vice Presidente del Parlamento europeo Roberta Angelilli – ha chiarito di non aver ricevuto ad oggi alcuna richiesta di autorizzazione per l’ampliamento e la trasformazione del sito a Falcognana». La Angelilli cita la risposta del commissario: «Gli Stati membri hanno l’obbligo, prima del rilascio delle autorizzazioni per i progetti di impianti di smaltimento di rifiuti, di prevedere una valutazione di impatto ambientale (VIA), con relativa consultazione dei cittadini». A questo punto, «a fronte di una totale assenza di procedure trasparenti e informazioni chiare, nulla esclude che la Commissione europea possa investigare ulteriormente la questione, come sottolineato dallo stesso commissario, che ha ribadito che l’Italia è stata deferita alla Corte di giustizia proprio per aver sistematicamente omesso di prendere tutte le misure necessarie per garantire un adeguato sistema di gestione dei rifiuti nella regione”.