La decadenza del Cav è nelle mani di Stefàno, l’immobiliarista che grazie al Pdl risparmia tanta Imu…

19 Set 2013 10:55 - di Luca Maurelli

Undici fabbricati, tra proprietà e comproprietà, più una società immobiliare di cui possiede il 20,33% e della quale è amministratore unico. Occhio e croce, se oggi cadesse il governo il senatore di Sel, Dario Stefàno, a dicembre dovrebbe staccare un assegno di centinaia di migliaia di euro per pagare quell’Imu che il Pdl ha imposto agli alleati di sinistra di tagliare.

Paradossi della politica italiana. Il presidente della giunta per le elezioni, chiamata a cancellare politicamente il leader del principale partito italiano, è un uomo di sinistra (ma qualche anno fa era margheritino) e vive un conflitto d’interessi virtuale che nasce dal suo profilo di ricco possidente immobiliare che da un lato lo fa beneficiare delle misure fiscali volute dal Pdl, dall’altro lo costringe a svolgere un ruolo da duro oppositore a quella parte politica: un ruolo che lo porta a sposare la linea di Vendola sulla reintroduzione dell’Imu e a lavorare ai fianchi quelle larghe intese senza le quali ne ricaverebbe, lui, come tanti altri proprietari immobiliari, una pesante stangata fiscale sul proprio patrimonio. Nobiltà di spirito o ipocrisia? Certo, non c’è nulla di male ad essere ricchi, sia chiaro, né tantomeno a risparmiare sull’Imu se qualcuno te la toglie, sia ancora più chiaro. Ma a guardare la relazione sulla propria situazione patrimoniale depositata a Palazzo Madama dal facoltoso senatore pugliese, docente universitario, manager di Confindustria e immobiliarista, non si può fare a meno di notare quell’aspetto curioso, che ha molto a che fare con il profilo “social” che una certa sinistra cerca di darsi a dispetto del profilo “high” del portafoglio.

Da ieri Dario Stefàno ha preso il posto di Andrea Augello come relatore sulla decadenza di Berlusconi nella giunta per le immunità del Senato: a poche ore di distanza dal videomessaggio di Berlusconi, la giunta bocciava la relazione di Andrea Augello nella quale si proponeva la convalida dell’elezione del Cav. E respingeva, con voto separato, le questioni preliminari sollevate sempre da Augello con le quali si chiedeva di ricorrere alla Consulta e alla Corte di Giustizia Europea. Dopo questo primo voto sulle “premesse” si scatenava la protesta dei senatori del Pdl che uscivano dalla Giunta per spiegare davanti alle centinaia di telecamere che affollano il cortile di S.Ivo alla Sapienza le ragioni del proprio gesto. «È stato un voto pregiudiziale» contro il Cavaliere, spiegavano il capogruppo in Giunta del Pdl Nicola D’Ascola e la senatrice Elibatta Casellati. «Sono entrati in profondo contrasto con la sentenza della Cassazione che definiva la Giunta per le Immunità a tutti gli effetti», era il commento tecnico di Giacomo Caliendo. Solo il relatore Andrea Augello restava nell’Aula della Giunta per difendere la propria relazione e questo consentiva di non far scattare una norma del Regolamento (il comma 8 dell’art. 18 per la verifica dei poteri) che avrebbe di fatto consentito, in caso di bocciatura unanime, di non convocare la seduta pubblica che invece dovrà ora essere fissata entro una decina di giorni. Il presidente della Giunta Dario Stefano, che ha avocato a sè il ruolo di relatore, dovrà fare la sua relazione in sede di seduta pubblica che dovrà essere convocata non prima di 10 giorni.

 

Il link con la dichiarazione dei redditi di Dario Stefàno

http://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg17/file/repository/documentaz_patr_17/STEFANO_2013.pdf

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