La Kyenge si lamenta: fare il ministro mi toglie la libertà, vivo con la guardia del corpo…

14 Set 2013 19:20 - di Francesco Signoretta

Che sacrificio fare il ministro: non si è più liberi di fare la spesa al supermercato, di guardare i reality in tv, di seguire i programmi di canzonette. Che noia fare il ministro: si cammina sempre con un tizio muscoloso che ti segue come un’ombra, non sei neppure libera di fare una telefonata e di aprire il finestrino per far passare un po’ di aria. In poche parole, fare il ministro è una “seccatura”. Se c’è una cosa che fa incavolare di brutto gli italiani, costretti a tirare la cinghia e a risparmiare anche sulle caramelle, è sentir parlare così un personaggio che ha raggiunto i piani alti e che di sicuro non può piangere miseria. Peggio ancora se poi si vuol far passare il tutto come un “sacrificio” fatto per la patria. Eppure è l’ultima uscita (per non parlare dell’ennesima gaffe) di Cecile Kyenge, che si è lamentata perché – a suo dire – ha perduto un po’ della sua libertà di movimento da quando è diventata parte del governo Letta: «Sono cambiate tante cose, prima ero libera di fare quello che volevo, ora vivo scortata da una guardia del corpo», ha affermato a Cali, in Colombia, mentre partecipava a un vertice dedicato alla diaspora africana. Però – ha aggiunto – non si pente di aver fatto la scelta di andare a Palazzo Chigi e arriva a sottolineare: «Non ho rimpianti per questo…». Il motivo? È consapevole «che il suo esempio servirà alla causa di garantire a tutti il diritto di vivere e lavorare nel paese di propria scelta». Quindi, via con la solita lezioncina sull’integrazione, l’immigrazione e quant’altro. Una lezioncina che vale per alcuni e non per altri. Facciamo un esempio: nel campo rom di Castel Romano un centinaio di nomadi sono stati costretti a fuggire (rifugiandosi in un altro campo) perché aggrediti continuamente da altri nomadi, che li vedevano come il fumo negli occhi in quanto appartenenti a un’etnia diversa. Questo è razzismo, eppure nessuno è intervenuto, come se fosse naturale, non c’è stato scandalo e dalla sinistra neppure una parola (men che meno dalla Kyenge). Eppure si è trattato di un episodio molto più grave dei “buuuu” ai calciatori, perché c’è stata violenza fisica.  Ma si sa, ai nomadi in fondo è concesso tutto. Oppure la Kyenge non se n’è accorta, infastidita com’è dalla presenza delle guardie del corpo.

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