La Kyenge va a Venezia e parla di immigrazione come se non fosse altro che… un film
Alla Mostra di Venezia scatta il D-Day nazionale sul tema della cittadinanza e il ministro per l’Integrazione Cecile Kyenge sbarca in laguna pronta a tornare a perorare la causa, faro della sua missione governativa. Ospite della Biennale per partecipare a un dibattito su ius soli e governance interculturali in Italia; in perfetta sincronia con il calendario della kermesse cinematografica che prevedevala proiezione del docu-film 18 Ius Soli, del regista Fred Kuwornu, la ministra aveva in agenda dopo l’incontro con il Garante per l’infanzia e l’Adolescenza Vincenzo Spadafora, un convegno su cinema, diversità e integrazione, organizzato in occasione della presentazione del nuovo film di Ettore Pasculli, Italy amore mio. Un carnet, insomma, che le ha offerto su un vassoio d’argento l’occasione ghiotta di riscaldare il piatto forte al centro del suo impegno istituzionale, e di somministrarlo in generose dosi anche in trasferta, declinandolo ovviamente al menù spettacolare. E giù con un profluvio di ovvie recriminazioni, adatte a rispolverare dalle teche della memoria storica il vecchio cavallo di battaglia del cinema come indispensabile mezzo di propaganda. In questo caso non arma di regime, dunque, ma macchina da guerra rilanciata dalla Kyenge come «strumento e linguaggio per parlare al mondo intero, per sconfiggere gli stereotipi, ma soprattutto per rafforzare le diversità», sottolineando come «è in questa direzione che dobbiamo lavorare. Le buone pratiche e strumenti come il cinema sono mezzi per cercare di portare avanti un tema». Il tema protagonista del suo copione è naturalmente quello dello ius soli: insomma, tanto per rimanere nella metafora di celluloide, è sempre un po’ lo stesso film quello di cui parla il ministro Cecile Kyenge, quello che cambia è solo il set da cui lo annuncia e lo promulga a suon di spot governativi. Le andrebbe ricordato, però, che nel caleidoscopio cinematografico il sogno dell’integrazione ha rivelato anche i risvolti da incubo che spesso accompagnano la sua realizzazione. Ma questo, si direbbe in un film, per il ministro è un’altra storia…