La politica è responsabile del declino italiano, lo dimostrano la fuga dei marchi e le facili svendite
Ineffabile la nostra classe politica. Soltanto quando i buoi sono scappati si sveglia. È un classico. Che ormai fa ridere amaramente gli italiani. Dopo la cessione di Telecom agli spagnoli e la quasi-cessione di Alitalia ad Air France-Klm, i gruppi parlamentari hanno inondato di interrogazioni il governo. Ma dove stavano fino a qualche minuto prima? Non si erano accorti degli approcci tutt’altro che sotterranei in corso per dismettere due aziende strategiche del Paese? Che cosa vogliono da Letta che dichiari guerra alla Spagna ed alla Francia?
È deprimente constatare che da quando, fin dalla metà degli anni Ottanta del secolo scorso, sono “scappati” all’estero i nostri marchi più prestigiosi (ultimo in ordine di tempo “Pernigotti” finito in Turchia) la politica se n’è bellamente fregata, senza porsi minimamente il problema dell’impoverimento del Paese e della connessa caduta di prestigio.
Un tempo l’industria del lusso, l’agroalimentare, perfino la tecnologia negli anni Cinquanta e Sessanta parlavano italiano e la chimica prometteva di recitare un ruolo non secondario nel mondo. Adesso è cresciuto il deserto. Negli ultimi vent’anni non s’è fatto nulla per impedire svendite e delocalizzazioni. Eppure negli anni Ottanta il made in Italy spopolava; ancora oggi l’italian style è particolarmente attraente, come testimoniano le recenti rassegne in Giappone ed in Cina; la lingua italiana tiene banco ovunque ed è perfino considerato trendy studiarla nei Paesi più remoti ed improbabili; la nostra cultura spopola come dimostrano le mostre che vengono allestite in ogni angolo della Terra. L’Italia, insomma, ha ancora un suo fascino che tuttavia le istituzioni pubbliche non sanno difendere.
È così che il declino avanza inesorabile. Ci portano via pezzi non soltanto della nostra ricchezza, ma della nostra identità, mentre i beni culturali che dovrebbero essere il nostro orgoglio, vengono banalmente difesi con quali risultati lo vediamo tutti i giorni.
In questo modo muore l’Italia, abdicando al suo ruolo, tradendo la sua missione storica, riducendosi ad una repubblichetta da quattro soldi, malmessa e timorosa, mentre altri, all’estero, apprezzando i prodotti migliori se li accaparrano senza tanti complimenti sicuri di fare buoni affari.
È diventata un Outlet l’Italia, inutile girarci intorno e magari cavarsela, come ha tentato di fare Letta, dicendo che in fondo si tratta di aziende private quelle che se ne sono andate. Certo che sono private, ma per colpa di chi hanno preso la via dell’esodo preferendo cedere i loro portafogli azionari a gruppi industriali che ne potevano almeno conservare il marchio?
Altro capitolo sarebbe quello delle delocalizzazioni. Siamo proprio sicuri che la politica non c’entri nulla? Un esame di coscienza collettivo sarebbe auspicabile. Ma per chi si limita a banali ed inutili interrogazioni parlamentari suona quasi come un insulto la chiamata di correità nel declino italiano.