La vittoria della Cancelliera tedesca ci interroga sul modello di destra da adottare
L'analisi - di Oreste Martino - 23 Settembre 2013 alle 13:14
La larga vittoria di Angela Merkel alle elezioni tedesche porta come conseguenza anche un supplemento di riflessione per chi sta dibattendo su quale destra costruire o ricostruire dopo la nascita di Forza Italia e le novità che comunque a breve saranno determinate dall’evoluzione della storia personale di Silvio Berlusconi.
In Germania ha vinto una destra che in Italia non si vede dal 1876, da quando Cavuor e Minghetti completarono l’unità d’Italia e garantirono il pareggio di bilancio. Nei successivi 137 anni che ci hanno portato alla situazione attuale la destra spesso si è inabissata o si è nascosta in esperienze politiche diverse. Il Fascismo è stata un’esperienza certamente trasversale al concetto di destra e sinistra, poi per quasi mezzo secolo la destra era nascosta nella Democrazia cristiana, infine è arrivato il berlusconismo, che si colloca più nell’alveo della destra populista e anti-sistema che in quello della destra che si richiama all’Europa e ai suoi fondatori.
C’è da chiedersi quindi se è più destra quella tedesca o quella italiana e la vittoria della Merkel, aggiunta alla situazione economico-sociale della Germania, fa pensare che la vera destra sia quella teutonica. È infatti più di destra essere europeisti che essere euroscettici, è più di destra predicare il rigore che incitare alla protesta contro regole rigide indispensabili, è più di destra garantire davvero lo stato sociale a chi ne ha diritto che prometterlo a tutti senza riuscire ad offrirlo o facendolo a spese di altri. La vittoria di Angelona, insomma, dimostra che la destra deve vincere interpretando il rigore ed imboccando la strada delle riforme strutturali senza le quali l’economia e il welfare italiano non si aggiusteranno mai.
In Germania le aziende pagano l’elettricità circa il 30% in meno dei nostri imprenditori, per non parlare del risparmio di circa due punti e mezzo sugli interessi quando accedono al credito e della minore pressione fiscale. A Berlino le famiglie possono comprar casa pagandola un terzo rispetto a Roma e chi vive in affitto può contare su canoni calmierati. Per non parlare dello stato sociale, non a caso inventato dal conservatore prussiano Bismarck. In Germania una donna che è madre e lavoratrice può contare su un bonus-bebè pari ad un anno di stipendio, occupandosi del figlio, mantenendo il reddito e la progressione in carriere. E poi la qualità della vita, l’offerta culturale e tanto altro, nonostante le risorse paesaggistiche, ambientali e culturali siano di molto inferiori rispetto a quelle nostrane.
Detto questo forse varrebbe la pena cominciare a discutere su che destra serve all’Italia dopo Berlusconi, lavorando all’ipotesi di dar vita alla destra del rigore costruttivo, delle riforme, dello stato sociale senza assistenzialismo e sperperi, dell’Europa da rafforzare e non da indebolire. È questa la vera sfida di chi ha a cuore la destra italiana, senza aggrapparsi alle possibili piccole rendite di posizione che il populismo garantisce ad una oligarchia politica facendone pagare il prezzo al sistema paese.