Le amnesie di Re Giorgio
Parole dure quelle del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sulle mosse politiche del Pdl e sulle sue richieste. Senza mezzi termini Napolitano ha condiviso e rilanciato le affermazioni di chi, come Epifani, Bersani e lo stesso Enrico Letta, ha stigmatizzato l’annuncio delle possibili dimissioni di massa dei parlamentari del Pdl, giunto mentre il presidente del Consiglio presenziava ad un meeting internazionale, come “un colpo alla schiena dell’Italia”. Ha poi ribadito il suo no ad elezioni anticipate, che ha definito una “anomalia” tipicamente italiana. Il paradosso è che tali affermazioni le ha fatte proprio alla Bocconi, scatola magica dalla quale, poco più di un anno fa, lui stesso aveva tirato fuori un altro prodotto anomalo come il governo tecnico che per sua volontà aveva abbattuto e sostituito quello democraticamente eletto. E a proposito di pessime abitudini e anomalie italiche, non siamo i primi a dire che i governi tecnici sono delle vere e proprie “sospensioni della democrazia” (D’Alema dixit) che stranamente sono diventati la risposta normale con cui i poteri forti defraudano gli elettori proprio da quando la maggioranza degli italiani ha deciso di voltare le spalle a comunisti e vice-comunisti (come li chiamava Guareschi). Bisogna ammettere che annunciare alla stampa iniziative che destabilizzino un governo proprio quando il capo di questo governo è seduto a tavola con i suoi omologhi forestieri, non è certo “cortesia istituzionale”. Ma se lettori ed elettori possono permettersi il lusso di una mancanza di memoria storica o d’archivio – essendo bombardati quotidianamente di notizie fuorvianti – lo stesso non si può dire per giornalisti e politici e men che mai per un capo dello Stato. E quindi colpisce il fatto che proprio Re Giorgio non ricordi che il colpo dell’annuncio destabilizzante è stato inventato proprio da quando Berlusconi è entrato in politica e contro di lui. Già nel 1994, mentre partecipava a Napoli ad un summit sul terrorismo internazionale, Berlusconi apprese – e così tutti gli altri capi di Stato presenti – che era indagato per corruzione. Accadde lo stesso quasi ogni volta che il Cavaliere, in rappresentanza dell’Italia, partecipava a summit. Accadde nel 2002 mentre era a Pratica di Mare per far rappacificare Usa e Russia ed è accaduto costantemente nell’ultima legislatura. Forse Berlusconi ha semplicemente imparato una lezione dai suoi avversari. In giornata è arrivata anche l’immancabile presa di posizione della Cei, che ricorda che la stabilità di un governo è un valore irrinunciabile. Peccato che questo non valesse quando al Governo c’era Berlusconi. In quel caso anche la Cei sembrava credere che qualsiasi iniziativa di destabilizzazione – provenisse dal fronte domestico o internazionale – fosse legittima purché ci liberasse da Berlusconi. Gli italiani l’hanno pagata con l’incubo spread e ancora continuano a pagarla questa “liberazione”. D’altronde gli italiani di “liberazioni” che ti mettono in ginocchio hanno una buona esperienza.