Letta “chiama” i moderati del Pdl ma arrivano le dimissioni irrevocabili dei ministri azzurri
Politica - di Redazione - 30 Settembre 2013 - AGGIORNATO 30 Settembre 2013 alle 13:05
E adesso gli occhi sono puntati sul Pdl che oggi pomeriggio riunisce i parlamentari in assemblea congiunta, a partire dalle 17, alla presenza del leader Silvio Berlusconi. Quest’ultimo, dopo la frenata dei ministri Quagliariello, Lorenzin e Lupi, e dopo il disagio manifestato dallo stesso Angelino Alfano, ha attenuato i toni e si è detto disponibile anche a votare la legge di stabilità purché non contenga nuove tasse. Il premier Enrico Letta chiederà la fiducia alle Camere mercoledì: nel salotto tv di Fabio Fazio non ha voluto anticipare i contenuti programmatici che esporrà in Parlamento ma ha annunciato che non sarà “un re Travicello”. Ha quindi detto di guardare con attenzione al “travaglio” che il Pdl sta vivendo: ed è qui che è apparsa chiara la strategia messa a punto con Giorgio Napolitano. Ritessere cioè la tela delle larghe intese con i “moderati” azzurri indisponibili a una deriva troppo battagliera della nuova Forza Italia. E tuttavia il progetto del duo Letta-Napolitano si scontra con difficoltà enormi perché, se andasse in porto l’obiettivo cui guarda il Quirinale, ciò significherebbe l’emarginazione definitiva di Silvio Berlusconi e, per quanto Angelino Alfano si sia detto disponibile ad essere “diversamente berlusconiano”, è complicato immaginare che un partito con una leadership carismatica come l’ex Pdl possa rinnovarsi attraverso metodi che già vengono bollati come “tradimento”. Inutile poi sperare in un ripensamento: i ministri del Pdl si sono adeguati alla richiesta giunta dal leader e hanno presentato dimissioni “irrevocabili” al premier.
Letta ha anche osservato, parlando a “Che tempo che fa”, che con il Porcellum ”non si può e non si deve votare” perché il rischio molto concreto è ritrovarsi con un esito senza maggioranze nette. Ma, chiarisce il premier, la spada di Damocle della legge elettorale non vuol dire essere condannati a un governo qualsiasi. ”Se non c’è la fiducia, trarrò le conseguenze. Io voglio la fiducia per continuare come prima e andare avanti a realizzare riforme per il paese”. Tra le riforme cui pensa Letta c’è anche quella della giustizia? Sul punto il premier non concede nulla al Pdl: parlare di giustizia – risponde – non può voler dire parlare di Silvio Berlusconi.
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