Marino e Renzi: ciclisti per caso, tifosi per necessità, cantastorie di professione
Dai sindaci-Re Mida, che sembrava trasformassero in oro tutto ciò che toccavano (ve lo ricordate Bassolino?), al sindaci stile Lance Armstrong, «datemi le due ruote e cambierò la città» proprio come Archimede voleva una leva per sollevare il mondo. Salvo poi essere accusati di doping mediatico e magari squalificati. Ignazio Marino e Matteo Renzi – i presunti emergenti della politica – hanno battezzato la nuova moda e non a caso, ultimamente, si sono stretti in un abbraccio ai piedi del Colosseo. Tutt’e due in bicicletta, per ritagliarsi un’immagine nazional-popolare, nella speranza di diventare gli acchiappaconsensi per eccellenza, prendi i voti e scappa. Tutt’e due con patetiche frasi a effetto dal calor familiare, chi incontra la donna che gli ha scritto la lettera e chi stringe le mani commosso per strada. Tutt’e due tifosi per l’occasione, nel tentativo di far breccia negli ultrà, e non importa se non conoscono nemmeno i nomi dei calciatori che giocano nella Roma e nella Lazio. Tutt’e due amanti degli show, dove vedono una telecamera si buttano a capofitto, il sindaco di Firenze è andato persino ad Amici vestito alla Fonzie di Happy Days. Le ultime performance li hanno visti protagonisti – per l’ennesima volta – in bicicletta. Marino si è recato nella zona di Tor Sapienza, dove era esplosa la polemica per la nuova ondata di nomadi che ha invaso il quartiere, per tranquillizzare gli animi con qualche sorriso e pacche sulle spalle. Chiaramente l’ha fatto sul sellino della bici e con il caschetto in testa. A distanza di chilometri, Renzi ha fatto la stessa scelta e su Facebook ha raccontato di aver preso la bici e di essere andato in giro «da solo, senza codazzo». Il motivo? Gli è utile «fare sopralluoghi senza avvisare nessuno» magari «affrontando anche i cittadini contrari a qualche progetto dell’amministrazione». Quasi con le lacrime agli occhi, alla stessa stregua di un attore hollywoodiano, ha aggiunto: «Vai in bici e non hai né scorte né lampeggianti, sei in mezzo alla tua gente». E ha concluso con un «Alè viola», tanto per completare il quadro e passare dai film allo stadio. L’unica differenza tra i due sindaci è la bandana: Renzi l’ha indossata, riuscendo a conquistare la copertina di un settimanale. A Marino gli è sfuggita di mente, gli sarebbe stata utile quando ha attraversato i Fori imperiali sotto il sole e avrebbe fatto notizia. Sarà per la prossima volta. Non resta che ascoltarli in un video, come cantastorie sono impareggiabili anche se difficilmente saranno accompagnati dalla chitarra di Apicella.