Niente crisi di governo. Berlusconi accelera su Forza Italia per sbarrare la strada a Renzi, l’asfaltatore
Calano i venti di guerra antigovernativi in casa Pdl e si allontana l’ipotesi di rovesciare il tavolo uscendo dalla maggioranza dopo il verdetto di mercoledì. La sedia di Enrico Letta è più minacciata dal fuoco amico renziano e dalle fibrillazioni pre-congressuali dei Democratici che dalle mosse degli “avversari” di Palazzo Grazioli. Da Arcore Berlusconi tiene alta la guardia in vista del rientro a Roma, usa toni aspri contro le toghe ma alleggerisce la presa sul governo e frena sull’apertura di una crisi riconsiderando con grande cautela l’opzione del ritorno alle urne.
Intanto i più prudenti tra le file pidielline sono all’opera per tessere la tela diplomatica con i fautori del “rompere le righe”. La conferma della fiducia a Letta è una mossa astuta che lascia il boccino nelle mani dei Democratici, gli unici in queste ore a logorare l’esecutivo e a mettere a rischio la stabilità. «Dalla parte degli italiani contro gli sfascisti», rincara la dose Renato Brunetta. L’ultima mossa del Cavaliere mira soprattutto a sbarrare la marcia trionfale di Renzi che sogna le elezioni convinto di poter «asfaltare il Pdl».
La smania di elezioni anticipate del sindaco di Firenze ormai è una certezza. I bene informati descrivono un Cavaliere più concentrato sulla costruzione e il lancio della nuova Forza Italia (marchio e organigramma): avrebbe passato la giornata di domenica limando, insieme con Giuliano Ferrara, un nuovo videomessaggio che potrebbe andare in onda già nelle prossime 48 ore. Il nuovo partito degli azzurri sarà un «un partito presidenziale, con a capo Berlusconi e senza segretario», annuncia la Santanchè in un’intervista a il Tempo confermando l’indiscrezione di qualche giorno fa secondo cui l’ex premier avrebbe già firmato un documento che trasferisce a Verdini tutte le deleghe di Alfano. «Quello che voleva Alfano – sostiene la Santanchè – quando è stato eletto segretario ha detto che voleva una testa una sedia…».
Verrebbe nominato (ma il condizionale è d’obbligo) un comitato di gestione provvisorio con Verdini, Bondi, Capezzone e Santanchè con il compito di traghettare il partito verso la nuova creatura. Uno schema che neutralizzerebbe il derby tra le diverse anime del partito con una ripartizione dei compiti: da una parte la delegazione governativa, dall’altra chi “lavora” solo per il partito. Non piace a Fabrizio Cicchitto la messa alle porte del delfino di Berlusconi, «questo dovrebbe essere il momento dell’unità e non della divisione, nel futuro del centrodestra deve esserci Alfano, che ha sempre svolto un ruolo di equilibrio». Perplesso anche Altero Matteoli: «Nel momento in cui subiamo dalle sinistre l’attacco più violento di sempre contro il nostro leader e mentre l’unico patrimonio per contrapporci è rappresentato dagli elettori del Pdl in crescita, è davvero curioso e inspiegabile che qualcuno provi a distruggerlo». Quanto alla tenuta di Letta, è il sindaco di Firenze che brama dalla voglia di votare per far fuori il premier. Da rottamatore ad asfaltatore? «Negli ultimi 4 anni – risponde baldanzoso il sindaco – abbiamo asfaltato 132 km di strade, non è che cambio lavoro…». Parole rispedite al mittente dagli esponenti del Pdl. «È inguaribilmente affetto dalla sindrome Occhetto – dice Anna Maria Bernini – la gioiosa ruspa da guerra di Renzi otterrà lo stesso effetto dei suoi sfortunati predecessori». Insomma sarà lui ad essere asfaltato. «Ma a Renzi non viene il dubbio che se si votasse asfalterebbe l’Italia?», scrive sul suo profilo twitter Pier Ferdinando Casini.