No Tav: dopo le parole dello scrittore Erri De Luca la sinistra scelga di sconfessare i “cattivi maestri”
Ma esistono ancora i cattivi maestri, ossia quegli intellettuali che incendiano gli animi di giovani turbolenti che poi passano dalle chiacchiere ai fatti concreti? Stando alla levata di scudi che ha accolto le parole dello scrittore Erri De Luca parrebbe proprio di sì. Ecco che cosa è accaduto: il procuratore di Torino Giancarlo Caselli due giorni fa ha accusato politici e intellettuali di sottovalutare la carica eversiva dei no Tav, allarme suffragato dal fatto che due arrestati avevano in auto molotov e altro materiale non proprio pacifico. Ovvio che il rimbrotto di Caselli fosse rivolto alla sinistra.
Erri De Luca, un passato remoto in Lotta Continua, non si è trovato d’accordo e, intervistato da Huffington Post sull’argomento, ha risposto in modo molto netto e inequivocabile che sabotaggi e vandalismi sono “leciti” perché “fanno comprendere che la Tav è un’opera nociva e inutile”. De Luca ha prefigurato, inoltre, lo scenario di una Val di Susa ridotta a territorio di guerra: “Non so cosa potrà succedere. Mi arrogo però una profezia: la Tav non verrà mai costruita. Ora l’intera valle è militarizzata, l’esercito presidia i cantieri mentre i residenti devono esibire i documenti se vogliono andare a lavorare la vigna. Hanno fallito i tavoli del governo, hanno fallito le mediazioni: il sabotaggio è l’unica alternativa”.
Sortite come quella di De Luca (e, prima di lui, analoghe affermazioni erano arrivate dal filosofo Gianni Vattimo) sono tristemente ripetitive si uno schema che la sinistra adottava negli anni Settanta: l’intellettuale predica, una minoranza agguerrita e organizzata esegue, il popolo approva. Non solo ciò non si è avverato negli anni Settanta, quando questo schema ideologico ha portato solo lutti e violenza e non certo la sollevazione rivoluzionaria della popolazione, ma è davvero infantile e anacronistico ritenere che possa inverarsi oggi, quando tramite il web e l’informazione capillare e differenziata, l’opinione pubblica elabora “prodotti” che sono il risultato complesso di una continua e discussa elaborazione. Senza contare che, come ha affermato il commissario di governo per la Tav Mario Virano, anche lui proveniente, in qualità di ex Pci, dalla sinistra, fa notare che oggi i no Tav “sono una minoranza esigua che usa l’intimidazione mafiosa contro chiunque mostri un atteggiamento dialogante”.
Una minoranza che può però rivelarsi pericolosa nel suo radicalismo, danneggiando gli ambientalisti pacifici che nel fronte No Tav non mancano, ma soprattutto che può vantare un’aureola “rivoluzionaria” grazie a inaspettate aperture di credito come quella di Erri De Luca. Quest’ultimo non ignora certo che la Val di Susa è candidata a diventare la palestra di una nuova guerriglia organizzata che recluta personale nei centri sociali e gode della simpatia della sinistra radicale. Oggi la sinistra è chiamata a scegliere tra questi rigurgiti di estremismo anacronistico e incapacitante e una nuova immagine libera da incrostazioni ideologiche di un passato che non si dovrebbe certo rimpiangere. Per questo è urgente e doveroso che il Pd, il maggior partito dell’area progressista, faccia una scelta tra Caselli e De Luca. Senza ulteriori indugi.