Non sarà distribuito nelle sale il film “Sangue” che ha fra i protagonisti l’ex brigatista rosso Senzani
Per “Sangue”, il film di Pippo Delbono che all’ultimo Festival di Locarno ha vinto il premio Don Chisciotte, nessuna distribuzione. Motivo? «Un doppio tabù – ha spiegato il regista – quello della morte e quello degli anni di piombo. Due cose che questo Paese non vuole vedere». Il motivo della mancata (per ora) distruzione è dato soprattutto dalla presenza di Giovanni Senzani, criminologo ed ex terrorista rosso. Considerato «il capo più ambiguo e sanguinario delle Brigate Rosse», sotto la sua leadership ricade anche l’episodio del sequestro, interrogatorio e della feroce esecuzione di Roberto Peci, fratello di Patrizio Peci, primo brigatista pentito. L’interrogatorio, eseguito personalmente dallo stesso Senzani, e l’esecuzione, con undici proiettili, furono filmati. Dal febbraio 2010 Senzani è definitivamente libero. L’International Federation of Film lo ha indicato come “opera coraggiosissima” e “Sangue” di Pippo Delbono ha vinto a Locarno il premio Don Chisciotte. Il film ha chiuso “Le vie del Cinema”, nella sezione dei premiati al festival del lago, ed è stato proiettato lunedì sera, presente in sala anche il regista per difendere il suo lavoro, al centro di polemiche durante la presentazione locarnese in quanto interpretato appunto dall’ex brigatista rosso. La pellicola, quando fu proiettata la prima volta subito dopo Ferragosto, scatenò la dura reazione del Pdl anche a causa della coproduzione da parte della Rai. «I vertici dell’azienda dicano quanto hanno speso per dare una cattedra a un terrorista», tuonò Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato. Nella stessa occasione Fabrizio Cicchitto ricordava che Senzani, «oltre a una serie di assassinii, uccise il fratello di Patrizio Peci come rappresaglia per il suo pentimento. Si è trattato di uno dei crimini più indegni commessi dalle Br che adesso ci viene riproposto in una chiave assai ambigua nel film “Sangue” e sul quale Senzani ha avuto la faccia tosta di fare una ricostruzione politica. Il procuratore Caselli condanna la cosa e siamo totalmente d’accordo con lui». Senzani non si è mai pentito, non ha mai chiesto scusa per il male fatto ed è intollerabile – denunciava il componente della Vigilanza Rai – che sia stato speso anche un solo soldo pubblico per offrire una ribalta a un personaggio simile che nel film “Sangue” dice delle enormi fesserie sull’esecuzione del fratello di un pentito».