Pace armata con Saccomanni. Letta difende il suo ministro e congela l’aumento dell’Iva
Il caso Saccomanni continua a scuotere la stabilità precaria dell’esecutivo che appare a un passo dalla crisi tanto, che Letta è intenzionato a presentarsi alle Camere per chiedere una nuova fiducia ai partiti. E fa quadrato intorno al “suo” ministro: la telefonata domenicale a Saccomanni che ha minacciato le dimissioni se non avrà carta bianca sui conti riduce per ora lo strappo. È un’intesa momentanea che poggia sulla «piena copertura politica» del premier al titolare dell’Economia e offre ampie garanzie sul rientro al 3 per cento nel rapporto deficit-pil. Sul terreno minato dell’Iva il governo ha bloccato l’aumento di un punto almeno fino al 31 dicembre. Una riunione ristretta (alla presenza di Saccomanni e con i tecnici della Ragioneria) consentirà di mettere la parola fine sulle coperture (circa un miliardo di euro) per evitare l’aumento del primo ottobre. Saccomanni continua a mostrarsi insofferente nei confronti delle pressioni dei partiti della maggioranza, «possono fare tutto quello che voglio, ma non mi possono chiedere di sforare il tetto del 3%». Ma la maggioranza delle larghe intese è tutt’altro che compatta; il Pd, scosso dall’impasse sul congresso alle porte, lamenta un atteggiamento «troppo montiano» di via XX settembre ma fa scudo intorno a Saccomanni (Epifani gli ha rinnovato la fiducia, «costretto a fare una politica rigorosa per le responsabilità della politica catastrofica del centrodestra») temendo che una crisi adesso si trasformi in un regalo a Berlusconi. Il Pdl chiede il rispetto degli impegni e i più duri vanno all’attacco, «se vuole dimettersi faccia pure» è stata la reazione a caldo, mitigata poi da Maurizio Lupi. «La minaccia di lasciare non spaventa nessuno», ha dichiarato Gasparri anche perché lo strappo di Saccomanni è rivolto soprattutto al centrodestra e all’irremovibile Renato Brunetta. Più cauto Lupi: «Non si deve dimettere, ma deve lavorare assieme agli altri ministri per trovare una soluzione che permetta di non aumentare l’Iva e rispettare gli impegni presi, senza ricatti». Il ministro “sentinella” assicura che l’impegno a lavorare «affinché si trovino i cinque miliardi di risorse per restare nel 3%, evitare l’aumento dell’Iva e tenere ferma la situazione dell’Imu, così come stabilito. Il punto è la credibilità del governo: l’errore che non possiamo permetterci è fare annunci formali – come abbiamo fatto io, Letta e Saccomanni – e poi non agire di conseguenza». Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi si augura che le dichiarazioni di Saccomanni «non siano un modo per scappare dalle proprie responsabilità. Spero che il governo invece vada avanti e decida. A tutto campo».