Quando le banche davano soldi a chi voleva produrre. Anziché fare soldi coi soldi di chi lavora…
Mio nonno faceva il direttore di banca. La gente andava da lui per chiedere prestiti, finanziamenti, insomma: credito. Le banche avevano in cassa i soldi dei risparmiatori e li gestivano, a proprio rischio e sulla fiducia, per darli a chi ne aveva bisogno per produrre impresa, lavoro, sicurezza e insomma altri soldi da mettere in circolo e rimettere in banca. Con i soldi – veri – delle banche, le persone compravano, costruivano o vendevano cose “vere” (come case, fabbriche, prodotti) che costituivano la cosiddetta economia reale. Questo circolo virtuoso – che permetteva a chi lavorava in banca di avere un giusto guadagno per i servizi e l’affidabilità che garantiva – permetteva anche di avere un margine per aiutare chi, in un particolare momento dell’esistenza, aveva bisogno di soldi non per fare cose nuove, ma per non perdere ciò che aveva già. Ovviamente in questo c’era un rischio, perché quei soldi prestati potevano non rientrare, ma questo era il rischio d’impresa del banchiere. All’improvviso le banche si sono ritrovate a fare tutt’altro. Con grande sconcerto dei rapinatori, la maggior parte delle filiali si sono trasformate in gusci vuoti dove i soldi veri non c’erano più, ma si “vendevano” aperture di credito, garanzie, prospettive di guadagni futuri. Gli istituti di credito sono diventati amministratori di soldi altrui o peggio hanno cominciato a prendere in prestito il credito ad un tasso agevolato per rivenderlo ai cittadini a un tasso molto più elevato. Sono diventati così istituti di debito. Del debito delle famiglie, del debito delle imprese e del debito delle nazioni. In Italia nel solo mese di luglio e in piena crisi recessiva, i risparmiatori italiani hanno dato alle banche quasi sette miliardi di euro. Ma le banche dicono che non hanno soldi da prestare. Per fare fronte alla crisi nel 2012 le banche italiane hanno ottenuto dalla Bce 139 miliardi all’uno per cento, reinvestiti in buoni con una rendita sicura. Le associazioni dei consumatori hanno più volte denunciato il fatto che le banche così hanno preso dei soldi destinati a risolvere la crisi di tutti, li hanno tenuti bloccati senza dare un euro a famiglie e imprese e infine li restituiranno tenendo per sé un cospicuo margine a proprio esclusivo profitto. Le banche dicono che se crollano le banche crolla l’economia e quindi crolla tutto. Se invece crollano i governi non cambia nulla. E sempre più spesso sono anche le banche che decidono quali governi debbano durare e quali no. I money manager contano più dei ministri, milioni di disoccupati sono vittima della finanza speculativa che per movimentare miliardi nelle Borse e sul mercato non investe in imprese durevoli volte all’occupazione. Mentre le nazioni e le famiglie hanno bisogno di stabilità economica per poter programmare il proprio futuro, i mercati finanziari vivono degli alti e bassi dei mercati, in base ai quali possono vendere a più e comprare a meno, aumentando il margine ad ogni passaggio. Ogni tanto poi ci sono incidenti come quello della Lehman bros e Monte Paschi. Qualcuno va in galera, migliaia di risparmiatori vanno sul lastrico, qualcuno si suicida. Ma lo show deve andare avanti e dall’indomani è ancora business as usual.