Rotondi candidato anti-Renzi? Una boutade (forse) che per ora incassa solo l’ok di Buttiglione
Una boutade per far parlare di sé e rimescolare le carte al tavolo da gioco? La bizzarra (lui stessa la definisce paradossale) autocandidatura di Gianfranco Rotondi alla premiership del centrodestra nella sfida contro Renzi non ha avuto il clamore sperato. L’anticipazione (di cui in pochi sentivano il bisogno) arriva nel corso di un’intervista a Klaus Davi nella quale l’ex ministro irpino, di provata fede democristiana, si atteggia ad enfant prodige del Pdl in grado di arginare la corsa renziana. «La mia non è una manovra di palazzo ma un tentativo nuovo nella convinzione che l’Italia possa affidarsi ad una persona che non ha poteri forti alle spalle. Per vincere questa sfida mi rivolgo all’elettorato democristiano, berlusconiano ma soprattutto italiano». Insomma, come dice, «ha alzato il ditino per chiedere il volante». Per ora la disponibilità ha incassato un’unica adesione: quella del professore Rocco Buttiglione che con Rotondi ha da sempre un feeling speciale. «Gianfranco ha l’esperienza e la capacità per intraprendere la strada che porta alla aggregazione del popolo dei moderati; la sua disponibilità a candidarsi per la premiership è un fatto importante che può facilitare questo percorso di ricompattamento». E ancora, scrive il “professore”a su La Discussione, «Rotondi ha sempre manifestato con chiarezza la sua amicizia nei confronti di Silvio Berlusconi e gli riconosco di aver sempre mantenuto alta la bandiera della Dc anche nei momenti in cui in tanti hanno preferito abbandonare la nave». Primarie? Ma no, è roba da ritualità post-sovietica, dice Rotondi che si definisce un “democristiano-berlusconiano”. «Quando si afferma un carisma (sarebbe lui?) si vede subito, non so se poi ci sia bisogno di primarie», ha detto dopo aver scritto a Berlusconi dal quale, bontà sua, non aspetta una risposta immediata. Prima vuole sondare il terreno, ben sapendo che il Cavaliere è in altre faccende affaccendato. La sua «è un’innocente pazzia» che il Cavaliere, «nella sua illuminata generosità» potrà prendere in considerazione, per il bene del partito, si intende. Rotondi, che nel suo curriculum ha collezionato molte sigle passando indenne nelle file di cinque o sei partiti., è pronto a sfidare il sindaco rottamatore (che si è pappato tutto il Pd, dice) perché «anche il centrodestra è capace di sfide appassionatamente politiche». È quell’avverbio, «appassionatamente», che colpisce e che avrà di sicuro colpito Berlusconi.