Tra poche ore la “rotazione” della Costa Concordia davanti all’isola del Giglio
Un’impresa mai tentata prima, il più grande recupero navale della storia. Così viene definito il tentativo, che verrà compiuto a partire dalle ore 6 di lunedì, di ruotare e rimettere in verticale la Costa Concordia, gigante lungo 300 metri e pesante 114mila tonnellate mandato a morire da una sciagurata manovra il 13 gennaio 2012 su uno scoglio davanti all’isola del Giglio. In quel tragico incidente morirono 32 persone, tra le quali anche una bimba di 5 anni. Due vittime sono ancora disperse. All’operazione – detta in gergo nautico parbuckling – lavorano da mesi più di 500 persone, per un costo che supererà i 600 milioni di euro. Questo il calendario della vicenda della sfortunata nave della compagnia Costa Crociere. Nel gennaio dell’anno scorso, la Costa Concordia, con oltre 4229 persone a bordo, si avvicina troppo alla costa del Giglio probabilmente per un “inchino”, cioè un passaggio ravvicinato all’isola. A causa della collisione 32 persone perdono la vita. Giorni dopo vengono salvate tre persone ancora a bordo: una coppia di giovani sposi coreani ed il commissario di bordo Manrico Giampedroni. Il comandante della nave Francesco Schettino viene fermato poche ore dopo il naufragio e portato in carcere. Il mese successivo sull’isola si forma un comitato di cittadini per stimolare il lavoro di rimozione del relitto del quale è incaricato come commissario straordinario il capo della protezione civile Franco Gabrielli. Comincia il pompaggio del carburante rimasto nei serbatoi della nave che rappresenta uno dei più seri pericoli per l’ambiente. A meno di due mesi dal naufragio l’inchiesta ha una svolta: il 3 marzo si svolge a Grosseto l’incidente probatorio per gli accertamenti sulla scatola nera della nave. Oltre agli indagati (ufficiali di bordo e dirigenti Costa, tutti assenti) sono invitati all’udienza gli oltre 4.200 che erano a bordo. Tra legali e parti saranno in circa 800 nel teatro trasformato in aula di tribunale. In aprile al comandante Schettino, ai domiciliari dal 7 febbraio, viene concesso un permesso per il pranzo di Pasqua a casa della sorella. Maggio: agghiaccianti rivelazioni dalla “scatola nera” della nave: «Ho preso con la poppa un fondale basso, io sono passato e ci stava questo piccolo scoglietto…»: è Schettino che parla al telefono con il capo dell’unità di crisi della Costa, Roberto Ferrarini, anche lui indagato, nell’immediatezza della collisione. Intanto viene presentato il progetto di recupero della nave: prevede la rimessa in galleggiamento del relitto per condurlo nel porto di Piombino e smantellarlo. Fine recupero del materiale depositato sul fondo. A giugno cominciano, anche simbolicamente, con il taglio dell’albero della nave i lavori di rimozione del relitto per monitorare i quali viene istituito dal governo un osservatorio. Al via, tra le incertezze, la stagione turistica al Giglio. Nel luglio dell’anno scorso vengono revocati gli arresti domiciliari al comandante Schettino. «Non era un inchino, ma solo un passaggio. È stato poi il mio fiuto, il mestiere, a farmi fare quella sterzata repentina a dritta»: così spiega il comandante la manovra con cui la nave è arrivata a ridosso del porto dopo l’impatto. In settembre viene consegnata la perizia sulla scatola nera: mille pagine e 7 dvd in cui gli esperti hanno trascritto tutto ciò che è avvenuto a bordo della Concordia il 13 gennaio. Emerge che Schettino non si rese forse conto della situazione di emergenza e che in plancia alcuni ordini furono segnati da errori. L’abbandono nave avvenne con 50 minuti di ritardo. Ottobre: udienza a Grosseto per illustrare gli esiti della maxi-perizia. In aula c’è anche il comandante Schettino che stringe la mano a uno dei naufraghi: «Sì, la verità va appurata», dice. Il procuratore Verusio commenta la versione del comandante: a portare la nave davanti al porto «fu la mano del buon Dio, non una manovra». Preoccupazioni per i tempi sulla rimozione del relitto. Intanto c’è la messa in sicurezza del relitto con il collegamento di 4 sistemi di ritenuta. L’avvocato di Schettino, Bruno Leporatti, lascia a dicembre la difesa del comandante. Intanto viene deciso di ricollocare dov’era lo scoglio strappato dalla nave e rimasto conficcato nella chiglia. L’inchiesta si conclude: 8 gli indagati ai quali è diretto l’avviso conclusione indagini. Tra gli indagati, a sorpresa, anche il commissario-eroe Manrico Giampedroni. A gennaio si decide che la rimozione del relitto avverrà settembre. Il sindaco del Giglio, Sergio Ortelli, chiede che venga prorogato lo stato di emergenza. A giugno si registra la fine installazione delle 6 piattaforme subacquee. A luglio arrivano le prime condanne del tribunale di Grosseto: vengono confermati i patteggiamenti per Ciro Ambrosio, Silvia Coronica, Jacob Rusli Bin, Roberto Ferraini e Manrico Giampedroni, accusati di omicidio plurimo colposo e lesioni colpose. Gli ufficiali Ambrosio, vice di Schettino in plancia, e Coronica, E il timoniere indonesiano Rusli Bin, anche di naufragio colposo. Ferrarini era il capo dell’unità di crisi della flotta di Costa Crociere: ha la pena più alta, 34 mesi. Giampedroni, direttore dell’hotel di bordo, due anni e 6 mesi. Gli altri tre imputati sono sotto i due anni. Il comandante Schettino rimane l’unico imputato del processo: anche per lui la difesa ha chiesto il patteggiamento, ma non gli è stato concesso. Dovrà rispondere di omicidio plurimo colposo, lesioni e naufragio colposo, di abbandono nave e di incapaci a bordo. Intanto si installano 11 cassoni sul lato sinistro della nave e dei blister tanks di prua. Infine, si attende per domenica alle 14 dalla Protezione civile, il via libera definitivo alla rotazione del relitto della Concordia, prevista lunedì. La conferma arriverà dopo le ultime valutazioni meteo e del mare.