Tra poco si torna tra i banchi, mentre gli intellettuali celebrano il funerale del liceo classico
Sta per ricominciare l’anno scolastico, con il peso di incognite e problemi che si aggravano anziché giungere a soluzione (si veda per tutti il flop del concorsone per nuovi docenti: i vincitori nel Lazio avranno la cattedra solo l’anno prossimo e già arrivano i primi ricorsi al Tar). Il nuovo ministro Maria Chiara Carrozza si mostra generosa e premurosa (la bocciatura, dice, sia una scelta estrema) dopo anni in cui si era tentato di restaurare un po’ di regole puntando sulla disciplina. I programmi sono confusi dopo il taglia e cuci di riforme solo abbozzate e mai portate a termine. I libri di testo continuano a costare troppo. Ma c’è un dato che mette tutti d’accordo: con larghissimo e colpevole ritardo si celebra il funerale del liceo classico (ma sarebbe meglio parlare di eclissi del liceo nella sua accezione complessiva) che poi significa l’inesorabile tramonto degli studi umanistici e che da ultimo vuol dire separare l’Italia tutta dalle sue origini più genuine e più autentiche.
Il lamento è quotidiano. Oggi su Repubblica interviene il classicista Maurizio Bettini con toni apocalittici sull’ignoranza che pervade il Bel Paese: “A che serve restaurare il Colosseo se l’unica cosa culturale vagamente nota a chi lo visita sarà Il gladiatore di Ridley Scott? Peraltro non credo che il Rinascimento a Firenze, con relativi Uffizi, o il Medio Evo a Siena staranno molto meglio dee monumenti classici. L’ignoranza è ignoranza, e non riguarda solo Roma antica”. Gli fa eco Pietrangelo Buttafuoco su Il Foglio: “Senza liceo classico non ricordo la teoria della lunga durata, il qualcosa che riguardi i passaggi epocali, le faglie della cosmogonia universale…”. È un corale SOS contro i danni del “presentismo”. Si avvicina a una diagnosi più veritiera anche se amara il docente di Storia della Pedagogia dell’Università di Bergamo Adolfo Scotto di Luzio, intervistato da Avvenire: “Abbiamo mortificato il liceo classico che era il fiore all’occhiello del nostro sistema scolastico e sono nati tanti licei con percorsi di studio sempre più generici. Abbiamo abolito la scuola di eccellenza sostituendola con un’idea vaga e patetica di licealità. Il liceo classico era il frutto di un’idea di scuola cui avevano contribuito sia l’identità laica e liberale che l’identità cattolica… consentiva a chiunque non avesse altra ricchezza che il proprio talento di frequentare una scuola di qualità. La falsa ideologia democratica che ha guidato le riforme degli ultimi trent’anni ha tolto ai poveri una scuola di grande valore autorizzando i ricchi a comprarsi la scuola migliore”.