Violante mette in guardia il Pd: «No alla deriva giacobina, per questo ho parlato su Berlusconi»

4 Set 2013 10:24 - di Romana Fabiani

Accusato di intelligenza con il nemico, strapazzato dai vertici democratici alle prese con il congresso che si prospetta un plebiscito per Renzi, Luciano Violante torna a spiegare il suo intervento sulla vicenda Berlusconi. «Il Pd stava correndo il rischio del giacobinismo. Se vedi che un’auto va fuori strada devi avvertire l’autista. Per questo ho parlato», spiega a Repubblica l‘ex presidente della Camera che, in sintonia con il sindaco di Firenze, mette in guardia dall’ossessione ventennale per il Cavaliere e dalla tentazione antidemocratica di annientare il nemico con ogni mezzo. «È tipica della politica debole, quella che non ha la forza di confrontarsi con gli oppositori». Quanto alle dure contestazione subite alla festa del Pd di Torino smentisce di aver pianto («anche se non avrei vergogna ad ammettere, ma non è vero») e spiega il suo pensiero strumentalizzato e fotografato dai giornali come una svolta a destra. «Non ho mai detto che il Pd doveva offrire scappatoie a Berlusconi. Ho detto che doveva garantire anche a lui il diritto di difendersi davanti alla Giunta». Una banalità. Se gli spetta – aggiunge con il piglio dell’ex magistrato – deve decadere come qualunque altro parlamentare. Ma rispettando le regole. È la Costituzione che difendiamo a spada tratta a prevedere che un parlamentare abbia il diritto di difendersi davanti alla Camera». Ma l’accusa che più brucia al Pd, storicamento affetto dalla sindrome del “migliore”, è quella d giacobinismo. «Abbiamo rischiato di farci prendere dallo sbrigativismo: è condannato, espelliamolo. Ma proprio quando l’avversario è in difficoltà devi avere la forza di dargli le garanzie che gli spettano. Altrimenti non sei un partito democratico». Touché. Un Pd alla deriva, giustizialista ad orologeria, che agita la clava contro il “Cavaliere del male” rischia di non andare lontano. E poi, aggiunge Violante, «la degenerazione è far prevalere la forza sulla regola. Proprio quello che abbiamo sempre rivolto a Berlusconi».

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