Adesso Letta non ha più scuse: Alitalia, Telecom e Ansaldo sono dossier che non possono attendere all’infinito
In queste ultime giornate di battaglia politica finita nel migliore dei modi, sono passati in secondo piano avvenimenti significativi. Oltre all’aumento dell’Iva che alla fine c’è stato e sarà pagato a caro prezzo dall’Italia intera, il governo ha aperto il dossier Alitalia con un vertice a Palazzo Chigi per chiedere alle banche gli oltre 300 milioni necessari a realizzare il piano industriale, dopo il “no” dei francesi all’aumento di capitale da 150 milioni di euro. Altro dossier strategico sul tavolo dell’esecutivo è stato il nodo della cessione di Ansaldo Energia, su cui pende l’offerta d’acquisto dei coreani. Il problema serio nel primo caso, a parte il default ovviamente, non è la partnerhisp con i francesi, il problema è non regionalizzare la nostra compagnia di bandiera. Così come per Ansaldo Energia, Ansaldo Sts e Ansaldo Breda, il vero nodo, oltre alla svendita in sé, perché il rischio che Finmeccanica dica di sì ai coreani esiste, è la perdita di professionalità, di prodotti e di asset che in un fatidico giorno torneranno utili, quando cioè i Trasporti e le Infrastrutture riacquisteranno la centralità che meritano nelle scelte di politica economica. In quest’ottica di incomprensibile “dimenticanza” o di interesse fuori tempo massimo delle istituzioni nei confronti di aziende strategiche, come anche Telecom ad esempio, mi ha indignato e preoccupato constatare come a più di qualche commentatore italiano sia piaciuta la chiusura per assenza di budget del governo federale americano: in un solo colpo sono andati a casa 800mila dipendenti pubblici, i quali prima di lasciare la scrivania hanno chiuso gli uffici senza lasciare nulla in sospeso.
Secondo alcuni questo è un segno di civiltà, esattamente come per loro nel 2008 furono un segno di civiltà i licenziamenti in tronco di migliaia di dipendenti della Lehman Brothers. Nessuno ha protestato allora, ma di certo da allora il ceto medio degli Usa, se esiste ancora, non è diventato più ricco. Per me si tratta quindi di segnali di pericolosa inciviltà, di una barbarie che non va bene né per il lavoro pubblico né per quello privato. Altrimenti principi come il “bene nazionale” o “l’orgoglio nazionale” a quali soggetti sarebbero riferiti?
*Segretario generale Ugl