Alitalia: il governo deve cambiare marcia, non può essere solo un’operazione d’immagine

10 Ott 2013 17:38 - di Giovanni Centrella

Salviamo Alitalia per salvare l’Italia. Non si tratterebbe “solo” di un’operazione di immagine. Sarebbe il segnale concreto che questo Paese vuole cambiare marcia, superando le inefficienze, le “dimenticanze” e le gestioni discutibili fatte fino a oggi dai vertici degli asset più strategici, come anche Telecom. Tutti i nodi che stanno venendo adesso al pettine, proprio in un momento in cui si dovrebbe essere concentrati e uniti a remare dalla stessa parte, dimostrano che gli italiani non hanno fatto fino in fondo il loro dovere per la propria nazione. La difesa dell’italianità non può essere un’operazione puramente estetica, dietro alla quale nascondere un altro tracollo strutturale, anche perché stavolta non ce né lo spazio né il tempo. È impensabile una dichiarazione di possesso senza l’esercizio di prerogative e di scelte che siano a esclusivo vantaggio del Paese, quindi di chi è titolare dell’azienda, di coloro che vi lavorano, degli utenti e dell’intera popolazione.

Incontrando il presidente del Consiglio sulla legge di stabilità abbiamo potuto constatare la grande preoccupazione e allo stesso tempo la severità con cui Enrico Letta intende fare la propria parte per tirare fuori Alitalia dall’attuale situazione di crisi che minaccia di portarla al fallimento. Ciò significa che anche gli investitori privati sono chiamati a mobilitarsi. Lo Stato non può e non deve più assistere nessuno e se qualcuno è intenzionato a fare impresa in aziende che offrono servizi pubblici deve farlo decidendo di assumersi precise responsabilità, in  termini di gestione e in termini di scelte economiche. D’altronde i lavoratori e i contribuenti italiani hanno già pagato, stanno ancora pagando per tenere in casa Alitalia, ma conviene anche agli investitori privati fare in modo che resti qui da noi.

Sapere che ci sono altre privatizzazioni tra le strade che il governo intende praticare per trovare le risorse utili a realizzare una legge di stabilità in cui al centro c’è il lavoro, non fa di un certo un bell’effetto. Anche se in merito abbiamo ricevuto rassicurazioni, noi dell’Ugl, e in questo crediamo di esprimere anche il pensiero degli italiani, abbiamo espresso tutte le nostre perplessità. Su questo fronte molte delle cose che sono state fatte finora nel nostro Paese non aiutano certo ad essere ottimisti. Anche per questo noi  ci impegniamo a fare la nostra parte, perché il poco tempo che rimane per Alitalia sia speso per trovare la migliore delle soluzioni possibili.

*Segretario generale Ugl

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