Arrestato lo scafista di Lampedusa: dai migranti un milione di dollari. Si indaga per tratta di esseri umani
La Direzione distrettuale antimafia di Palermo, dopo un vertice con i Pm di Agrigento, ha deciso di aprire un indagine per tratta di esseri umani a seguito del naufragio di giovedì scorso davanti le coste di Lampedusa. I Pm di Agrigento continueranno a indagare per immigrazione clandestina i superstiti, per favoreggiamento lo scafista tunisino fermato anche per omicidio plurimo e naufragio, mentre la Dda di Palermo indagherà sulla tratta di esseri umani. A coordinare l’inchiesta saranno il procuratore aggiunto Maurizio Scalia e il Pm. Geri Ferrara che hanno acquisito i verbali presi dagli immigrati superstiti sentiti come indagati di reato connesso, con l’assistenza del difensore, in quanto accusati di immigrazione clandestina. Le due Procure sentiranno tutte le persone informate sui fatti in incidente probatorio: il timore degli inquirenti è che i superstiti nei prossimi mesi lasceranno l’Italia e le loro dichiarazioni, quindi, vengono considerate come atti irripetibili. Nel fascicolo sono finiti anche i verbali di fermo dello scafista tunisino. Kaled Ben Salam, 35 anni, è indagato, con soggetti ancora non identificati, per aver condotto in Italia il barcone naufragato all’alba di giovedì al largo di Lampedusa. Ma è indiziato anche d’essere lo scafista del barcone che lo scorso 11 aprile portò nell’isola delle Pelagie, altri 250 migranti. È dunque doppia l’ipotesi di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina contestata nei suoi confronti. A suo carico anche l’accusa di procurato naufragio visto che il tunisino, o chi per lui, avrebbe appiccato il fuoco che ha comportato lo spostamento dei migranti su un lato e dunque l’affondamento. Il tunisino è indagato inoltre per omicidio volontario plurimo continuato perché imbarcando oltre 500 migranti ha accettato il rischio del naufragio. Gli inquirenti sono arrivati allo scafista perché tutti i migranti superstiti sentiti parlavano di “white man”, uomo bianco. Oltre al tunisino fermato, di colore un po’ più chiaro di pelle rispetto a tutti gli altri imbarcati, sul natante c’era anche un altro “white man”, più giovane del comandante, forse un minorenne o un ventenne, ma non sarebbe sopravvissuto al naufragio. I migranti imbarcati sul barcone naufragato a Lampedusa avrebbero pagato tra i 1.600 e i 2.000 dollari a testa. I magistrati stimano che in questo caso il viaggio abbia fruttato all’organizzazione dai 500 mila a un milione di dollari.