Bocche cucite sui compensi d’oro della Rai. I vip vanno protetti, sono “figli della sinistra”…
La Rai, di tutto, di più. Soprattutto di più, se si parla dei compensi dati a conduttori e personaggi dello spettacolo. Ancora di più se i conduttori e i personaggi dello spettacolo gravitano nell’area della sinistra, sono amici del Pd e magari qualcuno strizza l’occhio a quei centristi che hanno un flirt con i democratici. Pioggia di euro, alla faccia di chi paga il canone. E nel contempo, bocche cucite e segreti quasi di stato, guai a rivelare quanto guadagnano i vip di Viale Mazzini, nonostante ci siano regole ben precise al riguardo. Dopo il terremoto sui contratti a Fabio Fazio e alla Littizzetto, su quello fallito a Crozza (tanto per citarne qualcuno) il Pd ha deciso di proteggere in modo totale i suoi pargoletti, trovando qualsiasi scusa per non rendere pubblici i cosiddetti compensi d’oro. Del resto, tutti coloro che si espongono sul piccolo schermo o vanno sul palco di Sanremo per parlare contro Berlusconi, fanno le interviste zuccherate agli esponenti del Pd mentre gettano veleno contro gli impresentabili del centrodestra, devono essere premiati, sono missionari della politica. La misura è colma: «Cara Presidente Tarantola, caro direttore Gubitosi – ha dichiarato Renato Brunetta, presidente dei deputati del Pdl – passiamo dalle belle parole pronunciate in Commissione di Vigilanza Rai, ai fatti e si rispetti finalmente la legge. I cittadini che pagano il canone hanno diritto di sapere come vengono impiegate le risorse pubbliche. La legge al riguardo parla chiaro». Brunetta invita Viale Mazzini a rispettare il contratto di servizio, in regime di prorogatio, che «all’art. 27 comma 7 stabilisce che la Rai pubblichi sul proprio sito web gli stipendi lordi percepiti dai dipendenti e collaboratori nonché informazioni, anche tramite il mezzo televisivo, eventualmente con un rinvio allo stesso sito web nei titoli di coda, e radiofonico, sui costi della programmazione di servizio pubblico». «Sulla Gazzetta Ufficiale n. 255 del 30 ottobre 2013 – fa notare il parlamentare Pdl – è stata pubblicata la legge n. 125 del 2013 che all’art. 2, comma 11, impone alla Rai la pubblicazione del costo annuo del personale, relativamente ai singoli rapporti di lavoro dipendente e autonomo». A questo punto, insomma le chiacchiere stanno a zero. A Viale Mazzini non possono più nascondersi dietro un dito e hanno il dovere di fare chiarezza sulla gestione del denaro dei cittadini che non può essere utilizzato senza dar conto a nessuno. «Auspico – ha concluso il presidente dei deputati del Pdl – che i vertici Rai applichino immediatamente la legge e non siano più inadempienti rispetto a quanto stabilito, da ormai tre anni, dal contratto di servizio, sul punto, mai applicato». Il problema è che ci sono i pargoletti da difendere. E sappiamo tutti come si chiamano.