Concordia, la moldava inguaia Schettino: «Eravamo amanti, fu lui a farmi salire a bordo senza biglietto»

29 Ott 2013 16:48 - di Desiree Ragazzi

«Io e l’hotel director Giampedroni eravamo vicini, sull’aletta sinistra, per vedere la navigazione, e lui a un certo punto mi dice: “Questo qui ci porta a sbattere sugli scogli”; io risposi: “Conoscendolo, non credo”. Invece sbattemmo». Così due degli ospiti di Schettino in plancia di comando, vissero l’urto della Costa Concordia contro gli scogli del Giglio: lo ha raccontato il maitre Ciro Onorato, in aula al processo sul naufragio. Onorato e Giampedroni erano con il comandante in plancia dopo lo schianto. In aula al processo, al Teatro Moderno di Grosseto, anche il comandante Francesco Schettino, che finora ha partecipato a tutte le udienze. Onorato ha raccontato ai giudici i dettagli di quella drammatica serata: «Il comandante Schettino la sera del 13 gennaio 2012 era in compagnia di una signora, la moldava Cemortan, con cui cenò al ristorante Milano della nave. Mi fece i complimenti per il piatto di agnello appena mangiato, in quel momento gli arrivò una telefonata dal ponte di comando, chiese il dessert e disse che poi doveva andare a fare questa accostata al Giglio». Schettino poi invitò Onorato a sla moleguirlo sulla plancia per ammirare la navigazione accanto al Giglio, parlò di «passaggio». «Era la prima volta che assistevo ad un’accostata dalla plancia», fatta di sera e in periodo invernale. «Dopo l’invito sono andato con lui sul ponte di comando, c’era la signorina Cemortan; c’era il primo maitre Tievoli; sul ponte ho trovato l’hotel director Giampedroni, quando sono entrato ho riconosciuto l’ufficiale Ciro Ambrosio». Dopo «Schettino assunse il comando, ci fece andare verso l’aletta di sinistra per vedere meglio la navigazione». Il maitre ha continuato nel suo racconto dicendo che, nei momenti successivi all’impatto con gli scogli, Schettino gli avrebbe detto: «Stammi vicino non mi abbandonare». Subito dopo l’urto, ha ricordato, Onorato, che era andato a coordinare i soccorsi ai passeggeri, era stato richiamato in plancia di comando dallo stesso Schettino. «Sono salito in plancia dopo essere stato chiamato al telefono – ha detto – Schettino indossava un giubbotto sopra l’uniforme ed era insieme alla Cemortan che si era cambiata l’abito di gala mettendosi vestiti più comodi. La situazione era critica». Poi il maitre ha detto ancora: «C’erano scene di panico. Ho visto che alcuni passeggeri schiaffeggiarono un membro dell’equipaggio. I passeggeri scappavano, la cucina del ristorante Milano era impraticabile, era tutto distrutto, c’era un forte flusso dei passeggeri verso i ponti esterni, feci mettere tovaglie a terra per evitare che la gente scivolasse, soccorremmo un passeggero». È intervenuto anche il legale di Isola del Giglio, Alessandro Lecci, che al processo, commentando le parole di Onorato, ha detto: «Non hanno avuto alcun scrupolo per i passeggeri che erano sulla Concordia. Hanno pensato solo ad abbandonare la nave. L’impressione che abbiamo avuto è quella di una grande confusione sulla nave dopo l’impatto con lo scoglio delle Scole». In aula è stato sentito anche il restaurant manager e primo maitre dei ristoranti della Costa Concordia, Antonello Tievoli che ha spiegato di essere stato lui a chiedere la sera del 2 o del 3 gennaio «di passare meno lontani dalle usuali cinque miglia dal Giglio. E, il 6 gennaio, mi sembrava che fossimo più vicini del solito», ma «Schettino, giunto dopo sul ponte, non fu entusiasta della distanza, pensava che non fosse abbastanza ravvicinata» e disse al vice di prendere nota per il 13 gennaio 2012. Poi nel pomeriggio i giudici hanno sentito Domnica Cemortan che ha confermato di avere avuto una relazione con Schiettino, «ma dopo il naufragio non ci siamo più visti». La Cemortan salì sulla Costa Concordia a Civitavecchia il 13 gennaio 2012 senza avere il biglietto e senza sapere se fosse stata registrata. «Quando sei l’amante di qualcuno non ti chiedono il biglietto», ha commentato con l’interprete durante il processo, che ha tradotto la frase per l’aula.

 

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