Il duello Renzi-Letta dietro la crociata del Pd sull’Imu per i ricchi. Chi lo dice? Un certo De Benedetti…
Non è tutto oro quello che luccica: l’ultima crociata del Pd sull’Imu nel tentativo di ridarsi una vocazione popolare nasconde, leggendo tra le pieghe, lo scontro tra Letta e Renzi che dopo il voto di fiducia hanno siglato un patto di non belligeranza destinato a durare lo spazio di un mattino. Il nuovo braccio di ferro tra Pd e Pdl sul terreno scivoloso dell’Imu riaccende le polveri e rimette in discussione la trasformazione in legge del decreto sull’imposta sulla prima casa. L’ultima iniziativa del Partito democratico con la riammissione dell’emendamento che prevede l’esenzione dell’Imu solo per le case con reddito catastale inferiore ai 750 euro (una casa su quattro) ha imbarazzato non poco il lettiano Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio di Montecitorio, che ha chiesto ai colleghi di partito di ritirare gli emendamenti e di «non fare pasticci» anche perché le case di lusso già pagano l’Imu. Una matassa che Marco Causi, relatore del Pd sul decreto, ha tentato di sbrogliare con una sorta di ricatto al premier: «Sono pronto a ritirare gli emendamenti per far pagare l’Imu sugli immobili di pregio se il governo spiegherà dove troverà i 5 miliardi che servono da qui a fine anno senza aumentare altre imposte». Nel Pd in tanti lavorano per una svolta più a sinistra che disinneschi la tentazione centrista impressa da Letta, ex democristrano doc cresciuto alla scuola di Andreatta. Non è una coincidenza se il sindaco rottamatore con l’avvicinarsi del congresso abbia smesso i panni del moderato riformatore per virare verso le tesi del Lingotto. Oggi fa il super partes, «si mettano d’accordo – dice – ma stop al derby». Ma l’Imu una foglia di fico. Ne è convinto Franco De Benedetti (fratello di Carlo), per tre legislature senatore Ds e ora presidente dell’Istituto Bruno Leoni, che intervistato dal Mattino spiega come la sconfitta politica di Berlusconi abbia generato «effetti asimmetrici sulle forze che sostengono il governo». Se il Pd i si affretta a passare all’incasso sull’Imu sventolando il tema proprio di tutte le sinistre del mondo, la redistribuzione della ricchezza con le tasse, dietro il mantra dell’equità e della giustizia sociale c’è il braccio di ferro tra Letta e Renzi. «I due sono naturaliter antagonisti – spiega Debenedetti – Letta proviene dal mondo cattolico, le radici cattoliche di Renzi sono più remote: è logico che Renzi, che vuole fare il segretario, si unisca a quanti nel Pd vedono un disegno centrista come un pericolo mortale». E quindi attaccano Letta usando l’Imu. Il dibattito resta infuocato. «Semmai dovesse passare l’emendato del Pd, noi chiederemo al governo di mettere la fiducia sull’intero provvedimento, secondo la formulazione originaria», avverte Renato Brunetta. Maurizio Gasparri ricorda che gli accordi sulla cancellazione dell’Imu erano diversi. «Perché Letta non assume direttamente la guida delle politiche economiche? Ho votato la fiducia ma su Saccomanni francamente ero scettico già prima e non ho cambiato idea… Poi se lui lo vuole tenere, se lo tenesse, ma non gli faccia più decidere nulla».