Il masochismo dei sopravvissuti centristi: rivogliono la famigerata “Agenda Monti”

24 Ott 2013 19:06 - di Girolamo Fragalà

Montiani si nasce, non si diventa. Anche perché non esiste una sola ragione per cui qualcuno possa diventarlo, né sentimentale né logica. Eppure c’è ancora chi continua a cullarsi nel sogno del Professore, a considerarlo salvatore della patria o l’uomo della provvidenza. E dall’album dei ricordi, foto in bianco e nero nonostante siano passati solo alcuni mesi, tira fuori la famigerata Agenda Monti, quella sorta di Vangelo che nessuno ha mai letto, rimasto misterioso come il Codice da Vinci, di cui però tutti parlavano come il bloc notes  su cui c’erano gli appunti fondamentali per salvare l’Italia, gli italiani, l’Europa e – perché no? – il mondo intero. Uno dei nostalgici è il deputato Paolo Vitelli, naturalmente di Scelta civica che, dopo un lungo silenzio dovuto al crollo elettorale del professore bocconiano, ha trovato il coraggio di dire: «Vogliamo realizzare l’Agenda Monti». E ha specificato pure che adesso è finalmente possibile perché «abbiamo deciso di proseguire il cammino autonomo rispetto all’Udc», come se il “progetto riformatore” non sia stato realizzato a causa di Casini e non per il fallimento politico e gestionale del governo tecnico. Il problema è che l’Agenda Monti non la vuole nessuno, anche se nessuno l’ha mai letta, perché è bastato assaggiare la stagione del Professore per averne un’idea, una stagione fatta di lacrime, sangue e sottomissione alla Merkel. Del resto non è dato sapere neppure con chi, visto che il fondatore di Scelta civica c’è e non c’è. Monti infatti ha confermato le dimissioni da presidente del partito ma è rimasto nel gruppo al Senato: un po’ qui e un po’ là. Forse è meglio che i suoi fedelissimi (che ormai si contano sulle punte delle dita) si sveglino dall’incantesimo, persino Casini gli ha spiattellato la verità: «Il terzo polo non è un problema all’ordine del giorno», in quanto ormai improponibile. Eppure c’è chi insiste. Perché montiani si nasce.

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