Il primo festival di Roma di Marino e Zingaretti cancella Enzo Tortora: protesta bipartisan

31 Ott 2013 13:56 - di Guido Liberati

No al docu-film su Tortora. La prima edizione del Roma Film Fest firmata dal tandem Pd Marino-Zingaretti ristabilisce l’ortodossia. La magistratura, soprattutto proprio adesso che ha tolto di mezzo Berlusconi, non va tirata in ballo neanche per sbaglio. Quindi meglio non ospitare il documentario, firmato dal regista Ambrogio Crespi, dal titolo Tortora, una ferita italiana. Il documentario raccoglie interviste molti esponenti del partito Radicale, da Mauro Mellini a Marco Pannella, Rita Bernardini e anche un’intervista a Corrado Carnevale, all’epoca primo presidente della prima sezione penale della Cassazione. Testimonianze scomode, con lo stesso refrain. «A trent’anni dall’arresto il caso Tortora è ancora molto molto fastidioso», ricorda uno degli intervistati. E ancora l’atto d’accusa pesantissimo contro quelle toghe napoletane, successivamente elevate ai vertici della magistratura come se niente fosse. «Qui la storia sarà lunga – profetizzava Tortora dopo l’arresto – per questi signori per salvare la loro faccia devono fottere me». Troppo rischioso, si saranno detti gli organizzatori, più conveniente un documentario vietnamita o un lungometraggio turco che rievocare brutte pagine della giustizia italiana. Qualcuno potrebbe arrischiarsi in pericolosi sillogismi: forse la giustizia italiana non ha sbagliato solo per Tortora? «Mi sono sempre chiesta perché la Rai, che elargisce giustamente ricordi e commemorazioni per quegli artisti che vi hanno lavorato, facesse tanta fatica a ricordare Enzo Tortora», ha commentato Francesca Scopelliti, ex senatrice e compagna di Enzo Tortora, commentando la notizia dell’esclusione del documentario. «Una fatica che oggi arriva al culmine della intolleranza. Tortora è stato un grande giornalista, una punta di eccellenza per il servizio pubblico, un innovatore dell’informazione televisiva, ma è stato anche protagonista di una vergognosa pagina di malagiustizia italiana, prima, e di una nobile battaglia per la giustizia giusta, poi: è triste e desolante dover constatare che la sua storia spaventi così tanto la Rai da “cacciarlo” via anche da morto. Ma credo che sarebbe Enzo stesso a non voler tornare in questa Rai», conclude Scopelliti.

Contro l’esclusione esternano anche esponenti della politica. «A venticinque anni dalla morte, il caso di Enzo Tortora merita di essere raccontato. Per questo chiediamo al direttore del Festival di Roma Marco Muller di organizzare una proiezione speciale del documentario di Ambrogio Crespi, all’interno della rassegna». A proporlo i presidenti delle Commissioni Cultura di Camera e Senato, Giancarlo Galan (Pdl) ed Andrea Marcucci (Pd) in una nota congiunta. «L’emblematico caso giudiziario che devastò la vita del popolare presentatore televisivo – aggiungono Galan e Marcucci – descrive un sistema distorto, purtroppo ancora molto attuale. Parlare di Tortora oggi significa ricordare un eroe borghese ma anche riflettere sulla malagiustizia. Una occasione che il Festival di Roma non può perdere». Occasione già persa, a meno che gli organizzatori non ci ripensino.

 

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