Il voto della giunta contro Berlusconi ricompatta il Pdl
“Siamo uniti e compatti attorno al Presidente”: il tweet del sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano subito dopo il “verdetto” delle Giunta dà la misura di come il “sì” alla decadenza del Cav abbia riunificato il Pdl. La dialettica interna accesa e travagliata in occasione di momenti critici per il Paese fa parte dell’azione politica quotidiana. Ma l’unità intorno a Berlusconi è tutta un’altra storia, non conosce distinzioni e non è mai stata messa in discussione. Il voto espresso dalla Giunta in Senato lascia profondamente indignati, a partire dal ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi: «Non è una bella pagina per la democrazia italiana. Con una accelerazione dei tempi inusitata e sospetta si è preferito far prevalere i pregiudizi, e la volontà di chiudere con questo voto la guerra dei vent’anni contro il nemico politico, rispetto alla verifica della Costituzionalità di una legge e della sua applicabilità al caso in esame, verifica peraltro richiesta da fior di costituzionalisti e da politici di rango, come il presidente Violante, non certo vicini al centrodestra. Mi auguro che ora l’Aula del Senato abbia un sussulto di garantismo e di affermazione dell’autonomia del potere legislativo e confermi al presidente Berlusconi la rappresentanza di dieci milioni di cittadini italiani che l’hanno votato». Va giù duro anche Fabrizio Cicchitto, che è stato tra i sostenitori della prima ora della fiducia al governo Letta: «Esprimo al presidente Silvio Berlusconi la più profonda solidarietà. Poi vedremo se questa decisione della giunta, inficiata da palesi irregolarità, verrà sancita dall’aula. Ben 53 processi – rileva – testimoniano l’esistenza di un sistematico attacco giudiziario contro di lui non come persona ma come leader politico del centrodestra. Reputo anche che il Pd stia commettendo un grave errore non rinviando ad un organo terzo, cioè alla Corte Costituzionale, il giudizio sulla costituzionalità o meno della legge Severino». Siamo al primo atto di una «mascalzonata», commenta il senatore Carlo Giovanardi, uno dei più accesi sostenitori del sostegno al governo, a cui si è arrivati «attraverso macroscopiche e ripetute violazioni dei principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico. L’infondatezza della sentenza della sezione feriale della Cassazione e l’assurda applicazione della retroattività degli effetti punitivi della legge Severino, che trova precedenti soltanto nei sistemi giuridici della Germania nazista e dell’Unione Sovietica». Parole molto dure e molto chiare su quanto la vicenda stia restituendo al partito la “bussola” dell’unità. Molto chiara anche Beatrice Lorenzin, che con Gaetano Quagliariello era stata la capofila nella compagine ministeriale per il “sì” a Letta. Il ministro della Salute parla di sospetti: «La Giunta ha rinunciato a verificare la costituzionalità delle legge nonostante i tanti pareri e i dubbi sollevati da numerosi Costituzionalisti, molti dei quali certamente non attribuibili all’area del centrodestra. Resta il sospetto di volere chiudere così la guerra dei vent’anni contro il nemico Berlusconi». Rincara la dose Roberto Formigoni: «La Giunta del Senato ha sentenziato in maniera inaccettabile. Hanno voluto colpire l’avversario politico Silvio Berlusconi in maniera pregiudiziale e preconcetta. Non si sono fermati neppure davanti ai dubbi espressi da illustri studiosi di centro e di sinistra, a partire da Violante. Abbiamo sempre chiesto – prosegue – che fosse la Corte Costituzionale a pronunciarsi. Sarebbe bastato aspettare poche settimane. E avrebbero avuto la coscienza a posto. Mentre ora, non c’è l’hanno». Giù duro anche Maurizio Sacconi : «L’attesa giustizia sommaria di piazza si è compiuta. Il processo ventennale di compressione delle libertà ha compiuto un altro rilevante passo. È stato colpito lo scudo che si era coraggiosamente opposto a questo percorso illiberale».