Domani i no Tav, oggi i Cobas: intercettati antagonisti francesi, “incappucciati” e un furgone con armi
Nessun incidente alla manifestazione dei Cobas di stamattina. Il corteo, partito intorno alle 11 da piazza della Repubblica e arrivato a piazza San Giovanni intorno alle 13.30, ha attraversato la città provocando solo disagi alla circolazione.
Ci sono stati comunque alcuni allarmi: in viale Regina Margherita è stato fermato un furgone con manganelli, biglie e altro materiale che è stato sequestrato; cinque francesi tra i 20 e i 40, che hanno precedenti per turbativa dell’ordine pubblico in Italia e all’estero, sono stati fermati per poi essere accompagnati al confine; nei pressi del Pigneto è stato segnalato un gruppo di giovani, alcuni dei quali incappucciati, che però si è dileguato prima dell’arrivo delle forze dell’ordine; un gruppo di anarchici con maschere e cappucci è stato intercettato dalle parti di Porta Maggiore, ma anche in questo caso la fuga è riuscita prima dell’arrivo degli agenti.
Il peggio, dunque, non si è verificato. Ma l’allerta resta altissima per il corteo di No-Tav e antagonisti di domani, che poi è il vero motivo delle ingenti misure di sicurezza messe in campo già oggi.
La città è stata blindata, presidiata da camionette di polizia, carabinieri e guardia di finanza, che hanno stazionato agli snodi strategici e davanti ai palazzi istituzionali. Particolarmente rafforzata è stata la vigilanza alle vie d’acceso al Viminale, a Palazzo Chigi, al Senato e al Quirinale, mentre ai ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture sono stati installati pannelli di protezione. Inoltre, nei punti di accesso alla Capitale si sono svolti controlli e perquisizioni a campione sui pullman dei manifestanti.
Per domani si prevede una stretta ulteriore: la questura sta valutando l’eventualità di isolare la rete di telefonia mobile tra Termini, Esquilino, San Giovanni, da dove il corteo partirà alle 14, e via XX Settembre, che arriva a Porta Pia, meta dei manifestanti. L’idea è quella di interrompere a monte la possibilità di comunicare tra gli eventuali violenti.
Si temono «infiltrati», come ha chiarito nei giorni scorsi il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, che potrebbero provenire da altre regioni o dall’estero.
La preoccupazione sugli infiltrati appare legittima, ma fuorviante: tende a spostare tutta l’attenzione su soggetti altri rispetto alle realtà romane e ai promotori della manifestazione, come se i gruppi antagonisti della Capitale e i No-Tav non avessero già dato prova in passato di essere capaci di creare problemi di ordine pubblico o devastare le città anche da soli.