La Cassazione “esalta” il Pride e dà torto a un “gay per caso” finito in tv
Di disgrazie , nella vita, ne possono capitare parecchie. A parte quelle più tragiche, si può scivolare su una buccia di banana, si possono calpestare gli escrementi solidi dei cani e poi devastare il tappeto di casa, si può vedere la propria macchina incendiata da una molotov dei No Tav. E si può anche, passeggiando per i fatti propri, imbattersi in un Gay Pride ed essere ripreso dalle telecamere della tv di Stato . Chi dovesse vivere un piccola disavventura del genere, potrebbe forse non avere il diritto al risarcimento, ma certo avrebbe tutti i motivi per essere un po’ imbufalito. È tale però il politically correct che devasta il buon senso comune, che neanche questo diritto è riconosciuto dalla Corte di Cassazione . Ecco come la Suprema Corte si è espressa sul Pride perché un signore si è sentito diffamato dalle riprese Rai che lo hanno casualmente coinvolto: «Un evento come il Gay Pride, unitamente al costume sessuale che esso rappresenta, è in sé del tutto lecito e privo di qualsivoglia profilo di intrinseca negatività, come invece sembra adombrare il ricorrente, laddove evoca l’onere e il decoro».
Gioisce, manco a dirlo, Franco Grillini, presidente di Gaynet Italia: «Si tratta di un pronunciamento importante che fa piazza pulita delle polemiche che da sempre gli omofobi alimentano attorno alla principale manifestazione della comunità lgbt che si tiene ogni anno in Italia e nel mondo e che coinvolge milioni di persone non solo omosessuali». E poi una considerazione dir poco stravagante: «Nel Pride nel nostro Paese sono coinvolte almeno una decina di città medio grandi e anche qui da noi la manifestazione ha ormai le caratteristiche di tante altre ricorrenze come il primo maggio o l’8 marzo». Davvero il Pride è come il primo maggio o come l’8 marzo? Chissà cosa penserebbe un giudice della Suprema Corte se dovesse capitare a lui di essere casualmente ripreso a un simile evento. Se fosse un progressista convinto, sarebbe probabilmente contento. E, se invece del Gay Pride, fosse una manifestazione del Pdl a sostegno di Berlusconi? State pur certi che, dal Palazzaccio, si leverebbe una bufera capace di far tremare tutto il Palazzo di viale Mazzini, Gubitosi e Cavallo compresi.